Tra dubbi e polemiche svanisce la passione: quando il "tutto e subito" prevale sul vero tifo
Ricordate quella sensazione che ognuno di noi appassionati di calcio provava da bambino quando vedeva un campo ed un pallone? Avete presente quell'eccitazione immotivata che tutt'ora sentiamo quando stiamo per varcare la soglia dei cancelli dello stadio?
Ecco, provate a immaginare quelle sensazioni e fissatele nelle vostra mente.
È grazie a tutto questo se noi, malati di calcio e del Napoli, ci facciamo in quattro per seguire la nostra squadra e questo sport in generale, nonostante dall'alto provino in tutti i modi a lucrare sulla nostra passione facendola inesorabilmente affievolire. Abbonamenti tv, streaming, prezzi elevati dei biglietti allo stadio e tanto altro solo per cercare di guadagnare quel centesimo in più.
Eppure, nonostante ci siano mille buone ragioni per dedicarsi a ben altro, siamo ancora qui ogni settimana ad industriarci per seguire i nostri beniamini dal vivo ma anche da quello "stadio virtuale" (formato da tv, smartphone e pc) che è ormai una realtà concreta. Tutto questo per cosa ? Semplicemente per passione. Una passione del tutto irrazionale che ci avvolge e per quei 90 minuti più recupero (che allo stadio verrà fischiato sempre anche se fosse di 40 minuti non si sa perché) ci fa entrare in un mondo parallelo che ci accoglie e ci unisce tutti e non esiste niente di più bello. Ma come sempre le cose belle sono destinate a durare sempre poco e la passione di cui abbiamo parlato fino ad ora fin troppo spesso viene messa da parte e non per una buona ragione.
Infatti, il vero tifo, sta purtroppo lasciando sempre più spazio a quella politica del "tutto e subito" che molti pseudo-tifosi partenopei stanno attuando da un po di tempo a questa parte. Si è ormai entrati nell'ottica che ogni scelta della società o dell'allenatore (che ricordiamolo è Carlo Ancelotti, forse l'allenatore più importante che il Napoli abbia mai avuto nella sua storia) sia sbagliata e che qui a Napoli non c'è più tempo: "noi vogliamo vincere" in sostanza, come uno slogan di una campagna elettorale che non mira però a far valere e conoscere le proprie idee, ma soltanto a distruggere e infangare il lavoro altrui.
Non si vuole di certo far passare il presidente De Laurentiis come un intoccabile perché anche lui ha commesso e commetterà come tutti gli essere umani degli errori, ma non rendere omaggio a tutto ciò che di buono ha fatto e farà è da persone intellettualmente disoneste.
Siamo la terra delle contraddizioni ed è vero, ma passare da una settimana all'altra dai cori festanti e dal grande entusiasmo per le rimonte contro Lazio e Milan ai mille dubbi e alle polemiche derivanti da un brutto ko contro la Sampdoria (che in casa metterá e ha sempre messo in difficoltà chiunque) appare quantomeno esagerato e prematuro. La squadra, la società e i giocatori dovranno anche crescere ed arrivare ad un livello di maturazione superiore, ma la tifoseria e la stampa dovrebbero fare altrettanto.
Diamo tempo e modo di lavorare ad un allenatore tra i più vincenti al mondo che si trova qui da pochissimo tempo e che arriva dopo un triennio in cui questo gruppo ha vissuto in una fantastica bolla creata da quel genio del calcio che è Maurizio Sarri. Diamo fiducia a questi ragazzi che hanno tutte le qualità per raggiungere obiettivi importanti e smettiamola di rincorrere i fantasmi dei vari top player che per ovvie ragioni il Napoli non si può permettere.
In breve, ognuno faccia il proprio compito: la società farà ciò che deve per crescere ogni anno di più, l'allenatore assieme ai calciatori lavorerá per limare i dettagli necessari ad una normale crescita di intesa e condizione, i tifosi sosterranno al di là del risultato la squadra in virtù di quella passione di cui sopra e la stampa provvederà a fare una critica costruttiva mirata alla crescita dell'ambiente azzurro.
Utopia? Forse, ma per arrivare a vincere come tutti vogliamo (magari senza quella terribile ossessione del "tutto e subito") sarebbe cosa buona e giusta quantomeno provarci.