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Federico Buffa ed il suo “Il Rigore Che Non C’era”

Scritto da Francesco Verdosci Il . Inserito in Teatro

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Strabiliante tripudio il 23 settembre per il debutto sul palcoscenico della meravigliosa Area della Pallacorda alla Reggia di Portici de “Il rigore che non c’era”: il nuovo spettacolo di Federico Buffa - attualmente il più grande storyteller italiano - che riprende la sua avventura teatrale con un testo che parte da storie sportive per divenire un metafisico, musicale e poetico affresco storico .

Lo spettacolo andato in scena nell’immaginifica location della sontuosa Reggia di Portici – prima data assoluta in Campania ed in provincia di Napoli – è stato inserito nel ricco programma del Mozart Box Festival 2018, un festival arrivato al 14esimo anno di età e fortemente voluto e supportato in tutti questi anni dal Sindaco di Portici Enzo Cuomo e dal vicesindaco nonché Assessore alla Cultura Fernando Farroni. Il Mozart Box Festival, curato dalla direzione artistica di Stefano Valanzuolo, va in scena dal 19 al 28 settembre e sta presentando concerti e spettacoli teatrali già in tour o assolutamente inediti; eleganti mix di prosa e musica rappresentati sui palcoscenici della Reggia di Portici e del Porto Borbonico del Granatello.
Il 23 settembre è toccato, appunto, a Federico Buffa col suo spettacolare “il Rigore che non c’era”. Una spettacolare standing ovation ha sugellato lo spettacolo che, partendo dal rigore del titolo, spazia dal millesimo gol di Pelè all’allunaggio dell’Apollo 11 nel 1969, passando per il Manchester United di George Best a Muhammad Alì ed altri magnifici ed affascinanti personaggi come il calciatore argentino El Loco Houseman, Garrincha e Cristiano Ronaldo mescolandoli ai Beatles, Nelson Mandela, Malcolm X, al premio Nobel a Bob Dylan che si rifiutò di ritirarlo fino all’indimenticabile Billie Holiday ed alla storia della sua scandalosamente meravigliosa Strange Fruits.
Questa volta – rispetto al precedente successo di Buffa con il racconto teatrale delle Olimpiadi di Berlino del ’36 - a dialogare sul palco insieme a lui ci sono le voci e le magicamente toccanti interpretazioni musicali della straordinaria Jvonne Giò, di Alessandro Nidi al pianoforte e di Marco Caronna (anche regista e produttore dello spettacolo per la IMARTS).
Al centro della consueta scenografia, semplice ma di grande impatto, ci sono 2 sedie ed un tavolino, un ballatoio ed una ringhiera da cui si affaccia un’incantevole cantante (la bravissima Jvonne Giò) come un angelo vestito di seta nera. Sullo sfondo la copertina di Sergent Pepper’s Lonely Hearts Club Band dei Beatles (come un graffito su di un muro di mattoni rossi), un pianoforte nero i cui tasti sono magistralmente accarezzati da uno stralunato pianista mentre uno sgangherato speaker radiofonico inizia il suo racconto. Ed ecco che Federico Buffa, interprete di se stesso, sale sul palco e batte un calcio di rigore con lo speaker che cerca di pararlo non riuscendoci e che subito dopo gli chiede aiuto per risollevare le tristi sorti del proprio programma radiofonico.
Così scorrono intense, magiche ed emozionanti le 2 ore di spettacolo a partire dal racconto di un incredibile calcio di rigore “assolutamente inventato” dall’arbitro che stava dirigendo l’ultima partita del campionato argentino del 1958: l’Estrella Polar, contende il titolo al più blasonato Deportivo Belgrano. C’è un solo punto di distacco e l’Estrella conduce per 2-1 in casa del Deportivo Belgrano ma l’arbitro, a soli 20 secondi dalla fine, concede un calcio di rigore inesistente ai padroni di casa ed immediatamente scoppia la rissa con conseguente invasione di campo e persino spari in aria tra la folla inferocita. La partita è sospesa. Nei sette giorni successivi, il tribunale della Lega decise che quella gara sarebbe stata ripresa solo per calciare quel “maledetto” calcio di rigore, a porte chiuse e senza altri giocatori in campo. Ed è così che fu battuto e parato Il calcio di rigore più lungo della storia, finemente raccontato in uno dei più bei racconti di sempre sul calcio da Osvaldo Soriano (“Così quel rigore durò una settimana ed è, se nessuno mi dimostra il contrario, il più lungo della storia”).
Federico Buffa ed i suoi compagni di scena, però, non parlano solo ed esclusivamente di calcio, anzi. Si racconta la storia di Muhammad Alì e del suo rapporto coi Beatles, si parla persino della scoperta dell’isola di Manhattan da parte di John Hudson per arrivare a Nelson Mandela ed al racconto del Mondiale di Rugby del 1994 - che fa da sfondo al bellissimo film INVICTUS diretto da Clint Eastwood - fino a giungere all’incredibile tesi complottistica secondo la quale l’allunaggio dell’Apollo 11 di Neil Armstrong nel 1969, in realtà, fu una produzione “cinematografica” diretta addirittura dal grande Stanley Kubrick (cosa su cui Stanley Kubrick stesso giocò molto inserendo alcune immagini suggestive di tale tesi nientemeno che nel suo capolavoro SHINING). Così lo spettatore si immerge nella narrazione storico-sportiva-musicale, affrontando un fantasmagorico “road-telling sulla fatalità” attraverso tutte queste storie, all’insegna del “cosa sarebbe successo se….”.
Sicuramente, in conclusione, si assiste ad uno spettacolo estremamente coinvolgente che elegantemente rappresenta una sequela di “domande retoriche” alle quali Federico Buffa volutamente non offre risposta ma si limita al racconto, stimolando la curiosità dello spettatore ed inducendolo magari ad immaginare un finale diverso per ciascuna storia narrata. Perché, in fondo, questo “rigore che non c’era” – un evento improvviso che ti cambia la storia di una partita – altro non è che quella metafora, magari improvvisa anch’essa, che può cambiare le storie della vita.