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L’angolo del libro di QDN: Giovanni Menna racconta i primi anni dell’Istituto per i Figli del Popolo di Napoli

Scritto da Fabio Di Nunno Il . Inserito in Letteratura

DI NUNNO

La base Nato di Bagnoli, chiusa nel 2013, è stata ospitata per decenni sulla collina di San Laise, in un complesso architettonico concepito e realizzato per scopi ben diversi. Era l’Istituto per i Figli del Popolo di Napoli, un sistema integrato di edifici e attrezzature per il sostegno all’infanzia disagiata costruito a Bagnoli tra il 1939 e il 1940 su iniziativa del Banco di Napoli e progetto dell’ingegnere Francesco Silvestri.

Giovanni Menna nel volume “L’Istituto per i Figli del Popolo di Napoli. Il collegio Costanzo Ciano di Bagnoli dalla fondazione alla Base Nato. 1937-1952”, pubblicato dalle Edizioni Scientifiche Italiane, racconta le vicende del complesso architettonico dalla sua fondazione all’insediamento della base NATO. Giovanni Menna è professore associato di Storia dell’Architettura presso il Dipartimento di Architettura dell’Università “Federico II” di Napoli, dove svolge studi e ricerche sulla cultura del progetto moderno dal Settecento a oggi.

L’Istituto per i Figli del Popolo di Napoli è stato concepito come la più grande opera assistenziale dedicata all’infanzia disagiata costruita in Italia tra le due guerre. Il collegio rappresenta una delle realizzazioni più importanti dell’architettura razionalista a Napoli negli anni Trenta, ma non ha mai funzionato secondo gli intenti originari. Noto anche come “Collegio Costanzo Ciano della GIL” (Gioventù italiana del Littorio, organizzazione giovanile fascista), l’Istituto per i Figli del Popolo di Napoli era totalmente controllato dal Partito Nazionale Fascista e si prefiggeva di impartire istruzione tecnica per la formazione di operai specializzati e addestramento militare. Occupato dal 1941 in poi da varie autorità militari - l’Esercito Italiano, la Wehrmacht, la British Army – nel dopoguerra è stato per molti anni un campo profughi, fino a essere trasformato nel 1952 in Quartier Generale delle Allied Forces Southern Europe, una base strategica della NATO e tra le più importanti del Mediterraneo.

Grazie a uno studio effettuato sulla documentazione conservata nei fondi dell’Archivio Storico della Fondazione Banco di Napoli e in massima parte inedita, il libro presenta i disegni originali di progetto (contiene ben 222 illustrazioni in bianco e nero e 16 tavole a colori), ricostruisce criticamente la vicenda che si offre come un documento prezioso per la storia dell’architettura a Napoli nel XX secolo e racconta come sia stato possibile che un’opera dedicata ai bambini poveri di una grande città sia diventata un luogo di sofferenza e di guerra: una storia che inevitabilmente finisce per intrecciarsi con altre storie della vita sociale e politica della città.

L’autore riferisce che «questo libro è la rielaborazione degli esiti delle indagini storico-archivistiche svolte su incarico della Fondazione Banco di Napoli Assistenza all’Infanzia nell’ambito del PUA predisposto per il recupero dell’area dell’ex Base Nato di Bagnoli».

Inoltre, egli sottolinea che «il lungo lavoro di ricostruzione è stato reso meno gravoso dalla squisita ospitalità offerta dall’Archivio Storico della Fondazione Banco di Napoli. La gentilezza, la competenza e la disponibilità del suo direttore, dott. Eduardo Nappi, è la stessa che ho ritrovato nel personale dell’archivio di via Tribunali e, tal proposito, un ringraziamento particolare va all’arch. Luigi Abetti, al dr. Michele Di Filippo e alla dr.ssa Scalera. Impossibile citare e ringraziare

tutti coloro che hanno offerto il loro contributo, su tutti il prof. Enrico Formato e l’arch. Agostino Graniero, e naturalmente mia moglie Paola che mi ha supportato e sopportato anche questa volta. Desidero esprimere una particolare riconoscenza a un caro collega con il quale ho avuto il privilegio e il piacere di lavorare per due anni, l’infaticabile Michelangelo Russo: un’esperienza che mi ha confermato che la cooperazione scientifica non solo è necessaria per l’avanzamento della conoscenza, ma è più proficua e meno faticosa se avviene nel segno di un’amicizia sincera».

Infine, Menna tiene a specificare che «il fondo sul quale è stato condotto gran parte del lavoro è conservato nell’Archivio Storico della Fondazione Banco di Napoli ed è denominato “Servizio Tecnico Speciale - Istituto per i Figli del Popolo”. Esso prende il nome dall’Ufficio Tecnico Speciale che fu istituito dal Banco di Napoli nel 1937 per realizzare il complesso che ha sempre avuto la denominazione “Istituto per i Figli del Popolo di Napoli” con la sola esclusione del breve periodo compreso tra l’autunno 1939 e l’autunno del 1943, quando fu titolato “Collegio G.I.L. Costanzo Ciano”, come accadde in tutto il paese all’indomani della morte nel 1939 del gerarca fascista cui furono dedicate costruzioni, piazze e strade, nessuna delle quali ha poi conservato quella titolazione. Il fondo è stato acquisito nel 2009 grazie all’iniziativa di Eduardo Nappi, Direttore dell’Archivio, e venne poi inventariato da Adriana Scalera. Esso consta di centinaia di documenti e di grafici originali di progetto, nelle varie stesure, la cui datazione copre un arco temporale che va dal 1924 al 1956, raccolti in ventiquattro cartelle».