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Napoli da bere, la new wave della mixology passa anche da qui

Scritto da Isabella La Mura Il . Inserito in Succede a Napoli

immagine copertina

Il bere miscelato è un’abitudine sempre più diffusa: dal cocktail all’aperitivo, in abbinamento ai pasti o per un dopocena in compagnia. Si sta diffondendo la cultura del bere, c’è maggiore ricerca di prodotti e drink sofisticati e determinati tipi di locale. Le nuove frontiere della sperimentazione si aprono ai più curiosi: l’attenzione al bicchiere giusto, la presentazione e il colpo di scena. Cocktail affumicati, glitterati, tropical oppure serviti all’interno di conchiglie.

Anche a Napoli, ci siamo lasciati affascinare dagli speakeasy, i locali in cui si vendeva alcol illegalmente agli inizi del ‘900 quando negli Stati Uniti fu sancito il divieto assoluto alla fabbricazione, all’importazione, alla commercializzazione e al trasporto di alcol, fino a quando Roosevelt abrogò la norma nel 1933.

Oggi non c’è più bisogno di “parlare piano” e gli speakeasy, oltre a immergere il cliente nella giusta atmosfera, propongono un’offerta di drink e liquori tipici di quell’epoca. Inoltre, alcuni hanno mantenuto la “tradizione” di evitare la pubblicità, affidandosi unicamente al passaparola per il proprio locale e richiedendo una parola d’ordine all’ingresso.

Alcuni ristoranti, invece, propongono una cocktail list per accompagnare la cena e offrire al cliente un’esperienza nuova, dai grandi classici ai “signature”. Sperimentazioni che si affacciano anche al mondo del caffè che attraverso un percolatore permette un’estrazione a freddo, utilizzabile appunto per la preparazione di cocktail rivisitati.

archivio storico napoli

Nello scenario napoletano, l’Antiquario con Alex Frezza come bar manager e famoso nel settore della miscelazione, è sicuramente un indirizzo da segnalare. Il primo speakeasy della città, aperto nel 2015, si trova a Chiaia e prende il nome dal negozio di antiquariato che lo ha preceduto. Un senso di antichità che ritroviamo anche nell’allestimento, da classico speakeasy, con tutti i rimandi al Proibizionismo e agli anni Venti del caso. La proposta dell’Antiquario è indirizzata a far cultura della mixology: non si servono birre né shot, ma solo bottiglie di champagne di pregio e cocktail che hanno fatto la storia della miscelazione, suddivisi fra “classici, moderni e contemporanei”. Da mangiare, taglieri e qualche altra proposta salata in abbinamento, con un’attenta selezione delle materie prime anche in questo settore.

A seguire l’Archivio storico, al Vomero, dove non stona sicuramente l’ispirazione neoborbonica del locale, sia nell’arredamento, che nella cucina abbinata al beverage. Le cinque sale principali sono dedicate ad altrettanti re delle due Sicilie (Carlo, Ferdinando, Francesco I, Ferdinando II e Francesco II) e alle regine che li

hanno accompagnati nel loro regno. Nato nel 2013, si è rapidamente affermato come punto di riferimento della mixology. Recentemente sta prendendo piede anche l’offerta della cucina, che reinterpreta in chiave contemporanea i grandi classici della cucina partenopea, tramandati grazie agli antichi ricettari dei “monzù”, gli storici chef delle case nobili. Altra novità recente è la discesa in campo nell’arena del delivery dell’Archivio Storico, con i suoi cocktail più rappresentativi. Grazie a un accordo con Moovenda, infatti, sono stati i primi a proporsi per la consegna a domicilio di drink come Old Fashioned e Negroni.

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