Intervista a Paolo Trapani: Il calcio a Napoli è un vero e proprio sentimento collettivo! Il Napoli è una grande squadra che può ancora migliorare ma bisognerebbe giocare ad armi pari...
Lunedì 17 Dicembre, presso la sede dell'Ordine dei giornalisti della Campania, è stato presentato il nuovo libro del giornalista e scrittore partenopeo Paolo Trapani "Napoli la città del calcio: una squadra, una maglia, un popolo". Noi di Qdn- Qualcosa di Napoli eravamo lì e abbiamo intervistato l'autore del libro. Questa la nostra intervista:
In questo libro si parla molto della passione che c'è a Napoli per la propria squadra di calcio. Quanto c'è di autobiografico all'interno del libro e quanto questa passione di cui si parla si manifesta tutt'oggi?
"È molto autobiografico, perché quello che cerco di spiegare nel libro è qualcosa di comune in questa città. Parlo dei napoletani, soprattutto tifosi ma non solo, e solo qui a Napoli la parola "tifoso" si lega alla parola "cittadino". Con napoletani identifichiamo sia i cittadini che i tifosi del Napoli, questo non accade nelle altre città metropolitane poiché solo a Napoli esiste una singola squadra di calcio. Il calcio a Napoli credo sia un sentimento collettivo che unisce un'intera comunità e quindi grazie a questo sport diventiamo un popolo unito, cosa che non accade ogni giorno visto che vi è qui una forte separazione sociale".
Pensi che questa grande passione che avvolge il Napoli sia sempre un vantaggio o talvolta possa diventare anche uno svantaggio vista la troppa pressione?
"Non credo sia una pressione negativa in fondo, altro non è che la passione e il sentimento che questo popolo prova nei confronti della propria squadra di calcio. Solo qui a Napoli il napoletano si immedesima nel Napoli, ad esempio a Roma il romanista si riconosce nella Roma ma il romano cittadino magari no e questo vale anche per tutte le altre città con almeno due squadre. A Napoli il destino della squadra si riflette poi nel destino della città e questo non fa altro che contribuire al rafforzamento del rapporto tra tifosi e squadra. D'altra parte nel calcio il napoletano vede quella possibilità di rivalsa che in altri ambiti difficilmente potrebbe ottenere e questo ci fa capire anche il valore sociale del calcio a Napoli".
Cosa pensi del Napoli di Ancelotti e dove pensi possa arrivare?
"Il Napoli di Ancelotti sta andando molto bene e i numeri parlano chiaro. Al momento gli azzurri hanno solo un punto in meno dello scorso anno a questo punto della stagione e di questo passo potrebbe arrivare a toccare ancora 90 punti come con Sarri e sarebbe qualcosa di mostruoso che ti permetterebbe di vincere il campionato più o meno ovunque.
In Italia a causa di una serie di fattori sportivi ed extra-sportivi si finisce con l'annullare l'essenza stessa dello sport e del calcio ovvero l'imprevedibilità. Sappiamo tutti ogni anno come andrà a finire il campionato perché c'è una squadra come la Juve che lo domina economicamente e soprattutto politicamente, per questo motivo la Serie A perde appeal".
Pensi quindi che questo Napoli stia facendo il massimo oppure si possa provare a crescere ulteriormente?
"Io credo che quando poi vai a giocare il massimo non esiste, puoi sempre migliorare. Ci sarà sempre un gol in più da fare o una vittoria in più da raggiungere ma è chiaro che per farlo devi combattere ad armi pari e questo in Italia non accade a mio avviso ma non solo per i motivi extra-sportivi di cui parlavamo prima ma anche per la forza economica della Juventus. I fatturati purtroppo contano e questo lo si vede poi anche in Champions dove ti misuri con squadre come Psg e Liverpool che si possono permettere tanti campioni tutti assieme. Detto questo il Napoli è già forte ma migliorare deve essere sempre l'obiettivo principale".