L’abbuiamento gnostico dei Quaderni neri: la polemica su Heidegger
Quando, nel 2014, a cura di Peter Trawny, furono pubblicati i Quaderni neri, ebbe origine il grande dibattito della filosofia contemporanea su “Heidegger e il nazismo”. Ma qual è il senso ultimo dei Quaderni? Come si inseriscono nel grande sistema della filosofia di Heidegger? Eugenio Mazzarella, nel testo Il mondo nell’abisso. Heidegger e i Quaderni neri, ha risposto esattamente a queste domande.
Mazzarella riesce sempre ad essere chiaro nonostante la complessità e la delicatezza che contraddistinguono il problema. Innanzitutto, circoscrive immediatamente la querelle mostrando come la maggior parte degli studiosi, se non tutti, si sia concentrata su poche righe di quella che è in realtà una ingente quantità di scritti. Ciò che domina nei Quaderni, secondo Mazzarella, è la disillusione, da parte di Heidegger, in un regime che ha disatteso quello che era suo compito principale, ovvero contrastare la deriva europea ponendo il popolo tedesco a capo di una sorta di rinnovamento totale.
Che poi Heidegger non riservi toni benevoli al popolo ebraico è risaputo, tanto è vero che «l’opposizione all’ebraicità (Judenschaft) è l’opposizione al “messianesimo”». In poche pagine, Mazzarella mostra come Heidegger se la prenda con particolari tratti dell’ebraicità pur non affondando nell’antisemitismo toujours pur. Ma l’autore non si ferma qui: l’errore di Heidegger, a volerlo trovare, nel trattare la questione ebraica sta nell’averla destinata alla storia dell’Essere e non alle «condizioni e responsabilità storico-politiche del suo tempo».
Di grande interesse è il secondo capitolo del testo, Diciannove passi nella filologia. La presa di posizione di Von Hermann, dove Mazzarella mostra grande conoscenza del lavoro su Heidegger di Von Hermann e Alfieri, oltre che, ovviamente, dello stesso Trawny. Questo capitolo apre a quella che è la risposta sul senso dei Quaderni nella filosofia heideggeriana, risposta pregna di fallimento. È del tutto assente, secondo Mazzarella, quel dispositivo di salvezza del presente costituito dalla possibilità di accesso alla verità dell’Essere che altrove Heidegger aveva auspicato. Scritti del dubbio, del buio ontologico della Seinsfrage, scritti che scaturiscono da quella che è stata la fallimentare esperienza del nazismo per come Heidegger lo aveva inteso; scritti di una delusione profonda (e questo Mazzarella lo mostra molto bene al lettore) che Heidegger visse in modo drammatico.
«Se c’è un tema – scrive Mazzarella in ultima analisi – che emerge dai Quaderni neri questo non è una rinnovata questione […] bensì questo abbuiamento gnostico della stessa domanda sull’Essere, su cui la Seinsfrage a partire dall’esergo platonico a Essere e tempo aveva voluto accendere una luce». Ma, dalle ultime pagine del testo, emerge come l’invito al lettore sia quello di rivolgersi all’ultimo Heidegger, non quello dei Quaderni bensì lo Heidegger che “riaccende una luce” sull’angoscia essenziale, sull’autenticità. Così Eugenio Mazzarella termina la sua acuta analisi di un problema spinoso tuttavia inquadrabile e risolvibile nell’ambito di una filosofia estremamente problematica come lo è quella heideggeriana.