EXTASES di Ernest Pignon-Ernest al Complesso museale di Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco
La location di quest’esposizione è già di per se di una bellezza eccezionale. Situata al centro di “Spaccanapoli”, la chiesa, anche detta delle “anime pezzentelle” , o “delle capuzzelle”, per i piccoli teschi di bronzo, le “capuzzelle”, incastonate all’ingresso, è un capolavoro del Barocco napoletano.
Voluta all’inizio del XVII secolo dalle famiglie dei Mastrillo, dei Caracciolo, dei Carafa, ed altri nobili napoletani per seppellire i poveri della città, fu realizzata su progetto di Giovanni Cola di Franco e Giovan Giacomo di Conforto. Dal 2 marzo fino al 28 di aprile, ospita l’istallazione dell’artista francese Ernest Pignon-Ernest EXTASES.
Curata da Carla Travierso, organizzata da Ciro Costabile, coordinata da Francesca Amirante e prodotta dall’Associazione “La Musa Partenopea”.
L’artista, nato a Nizza nel 1942, è già stato presente a Napoli con le sue opere nel 1988, quando durante un suo soggiorno lasciò grandi disegni e serigrafie in bianco e nero incollati sui muri nei luoghi simbolo della nostra città, soprattutto nel Centro Storico, quartiere che lo aveva affascinato con i suoi colori e le sue opere. I suoi lavori furono apprezzati dai Napoletani, e l’artista ebbe il supporto del Direttore dell’Istituto Grenoble dell’epoca, M. Jean Digne,come oggi è ospitato, con i suoi collaboratori ed altre sue opere, dal console generale di Francia a Napoli, e direttore dell’Istituto di via Crispi, M. Laurent Burin de Rozier.
Esponente del movimento Fluxus e del situazionismo, è considerato uno dei capostipiti della “street art”, avendo già dal 1966 una serie di opere sull’altopiano di Albion, contro l’istallazione di una base nucleare, e poi a Parigi, in occasione del centenario della Comune parigina, ed in Toscana in omaggio a Boccaccio e Pasolini.
L’istallazione EXTASIS, rappresenta l’irrappresentabile, ci spiega Ernest Pignon-Ernest, che tramite otto tavole autoportanti, raffiguranti altrettante mistiche, ne incarna l’estasi. Nella penombra della chiesa sotterranea, di fianco all’ipogeo, l’effetto è travolgente. Le mistiche, Maria Maddalena, Ildegarda di Bingen, Angela da Foligno, Caterina da Siena, Teresa d’Avila, Maria dell’Incarnazione, Louise du Neant e Madame Guyon, sono le protagoniste scelte dall’artista, per regalarci questo momento di sublime incanto. Le figure, collocate su di una superficie coperta d’acqua, colpite dalla luce irreale dell’ipogeo, come dalla luce divina, sono scosse nei loro sensi e danno allo spettatore come un pugno alla bocca dello stomaco, un momento di mancamento, lasciandolo senza fiato.
Le vesti si aprono rivelando in gran parte la grazia dei corpi, le mani nella tensione spasmodica si contraggono e le dita affondano nella carne dei dorsi -, dice Carla Travierso. E in questo luogo che ispira riflessioni e trasuda secoli di storia e santità, ci sentiamo tutti un po’ guardoni, a spiare queste donne rapite in un’estasi che non è terrena, che per un attimo ci astrae da quello che succede in superficie, per strada. Da quello che è un sabato mattina nel caotico Centro storico napoletano – l’evento privatissimo dell’estasi della santa diviene in questo modo evento pubblico -, continua la curatrice. E risalita la doppia scala di antica pietra, siamo di nuovo alla luce del giorno, ma la sensazione alla bocca dello stomaco non svanisce immediatamente, giusto il tempo di riprender fiato, per poi commentare ciò che abbiamo appena visto. Un momento, un momento di riflessione personale, per assimilare una sensazione forte. Questo è ciò che l’arte dovrebbe dare.
Una sensazione forte.