I social media come strumento degli anti-vax
Il rifiuto di ricorrere alla vaccinazione è aumentato in Italia nell'ultimo decennio e molti altri paesi hanno registrato percentuali significative di genitori che esprimono preoccupazione circa la sicurezza dei vaccini. In tutto il mondo si stima che circa il 13% dei genitori decide di rinunciare a vaccinare i propri figli, pur avendone la possibilità.
Sebbene l'accesso all'assistenza sanitaria costituisca un fattore di rilievo che influenza i tassi di copertura vaccinale, il rifiuto di somministrazione dei vaccini influisce direttamente su questi tassi e contribuisce in modo significativo all'insorgenza di alcune malattie infettive, in particolare nelle aree in cui tale rifiuto assume una connotazione di cluster geografico inficiando altresì l'immunità di popolazione. Ciò è esemplificato dal fatto che i focolai di pertosse e morbillo sono noti per la diffusione attraverso popolazioni dove i tassi di rifiuto sono elevati.
La riluttanza in materia di vaccini rappresenta un processo decisionale che dipende, tra le altre variabili, dal livello di fiducia nei confronti degli operatori sanitari e della medicina ufficiale. Tuttavia, attraverso la combinazione di omofilia (teoria che afferma che gli individui tendono a formare connessioni con altri che sono simili a loro in caratteristiche come lo status socio-economico, valori, credenze o atteggiamenti) e la facilità di accesso ai social media, gli individui che hanno convinzioni anti-vax acquisiscono le informazioni che aderiscono al loro sistema di credenze e convinzioni ed ignorano le informazioni in dissenso.
La retorica anti-vax è diventata parte del dialogo generale sulla vaccinazione infantile e i social media sono spesso utilizzati per promuovere spazi sulla rete che rafforzano e divulgano le teorie a tal proposito.
Le teorie cospirative sono diventate endemiche tra i gruppi anti-vax. Questi atteggiamenti sono stati aggravati negli ultimi anni da una minore fiducia nelle aziende che producono o distribuiscono vaccini.
Le conseguenze del diniego della vaccinazione sulla salute pubblica sono particolarmente impegnative quando la disinformazione è diffusa attraverso i social media. Gli influencer nel movimento anti-vax includono medici, celebrità, esponenti politici e di associazioni e mamme blogger.
Le eco-camere dei social media, dove gli utenti sentono e vedono solo ciò che echeggia le proprie convinzioni, stimolano ulteriormente il movimento anti-vax. I gruppi di utenti con punti di vista opposti raramente interagiscono tra loro, lasciando poco spazio per un dibattito costruttivo. Queste comunità separate emergono direttamente dalle abitudini di consumo degli utenti, il che può spiegare perché le campagne sui social media che forniscono informazioni accurate sono a diffusione limitata.
Le conversazioni anti-vax si concentrano spesso intorno al presunto oltraggio morale e alla supposta oppressione strutturale da parte del governo istituzionale, suggerendo una logica cospirativa. Sebbene le reti anti-vax su Facebook abbiano una finalità globale, l'attività dei gruppi sembra essere un mondo a sè. Tale sorta di polarizzazione si ritrova in tutte le questioni percepite come critiche dagli utenti, compreso il rapporto tra geopolitica e salute.
Le caratteristiche dei social media hanno modificato l'interazione medico-paziente e cambiato profondamente il modo in cui l'informazione viene diffusa. La fiducia del pubblico nei social media per le informazioni di rilievo è e continuerà ad aumentare così come la sua pervasività sulle decisioni personali in materia di salute. L'immediatezza e la natura informale dei social media offre agli influencer un notevole vantaggio nell’indurre il pubblico alle proprie convinzioni.
Il paradosso dei vaccini è che quanto più sono efficaci più rischia di diventare significativo il movimento di opinione contrario alla vaccinazione. Quando si comunica la scienza i fattori emotivi possono diventare un prezioso alleato o un terribile nemico e, a volte, le due cose persistono. Se si desidera che le persone operino scelte più razionali bisogna presentare quelle scelte come emotivamente rilevanti. Sviluppare l’informazione corretta in un’esperienza di storytelling può essere di grande aiuto, per concentrare l’attenzione non su quanto sia errato non vaccinare, ma sull’impatto che tale scelta ha sui singoli e sulla comunità. Su Reddit e simili è possibile trovare molti post pubblicati da ragazzi minorenni, figli di genitori anti-vax, in cerca di informazioni sui modi per vaccinarsi di nascosto dai familiari.
E’ fondamentale il ruolo di chi anima i gruppi e le pagine pro-vax, queste comunità hanno bisogno di conferme continue, di rassicurazione, di simboli aggreganti, di identificazione e riconoscimento. Il bene prodotto dal vaccino è invisibile. La comunità che si vaccina è una comunità in cui nulla accade e che è più difficile mantenere coesa, perché non ci sono nodi emotivi facilmente aggreganti.
Rodolfo Buccico