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Intervista casuale a un tassista leghista, a Napoli.

Scritto da Angela Pascale Il . Inserito in Vac 'e Press

Napoli Centrale railway station in 2018.03

Sono stata sorteggiata scrutatrice, in un seggio dell’Arenella, un quartiere di Napoli. Una scuola talmente lontana da dove abito che per una donna da sola di notte, e senza nessuno che possa recuperarla, non esiste altra alternativa che un taxi.


Così, mentre salgo in auto, prendo accordi con un amico per raggiungere un gruppetto e guardare insieme i risultati elettorali, pochi secondi e attacco.
Il tassista mi ha sentita, così mi chiede “Signorì, chi sta avanti? Chi vince?”. Con fare sconfitto, e con i pochi dati nazionali a disposizione rispondo: “La Lega, pare superi il 30%”.

Mi aspetto di trovare comprensione e disprezzo per la Lega, trovo approvazione.
“Bene, sono contento, li ho votati”.

Vorrei scendere.

Ci ripenso, decido di intervistarlo, a sua insaputa.
Ma non aspetta una mia domanda che continua: “E lei chi ha votato?”.

Rispondo vaga, mi ha già messo in un angolo: “Per l’Europa”, poi ribatto: “Ma perché ha votato Lega?”.
“Per porre un argine all’immigrazione”.

Chiedo: “Ma lei ha paura degli immigrati?”
Risponde: “No, assolutamente, ho amici di tutte le etnie, anche musulmani, mi comprenda, non sono razzista, ma se in una stanza la capienza massima è di 5 persone, non possono entrarne 100, si sta male, ed è quello che sta accadendo, solo Salvini può fare qualcosa per arginare l’invasione.”

“Ma lei veramente crede che stiamo per essere invasi? I dati parlano di altro…” (non mi viene in mente niente di più intelligente o preciso da replicare, e ne sono contenta, ho deciso di ascoltare).
“Signorì, ma quello è un disegno già preciso, a noi non fanno sapere niente, mi creda, lei nemmeno lo sa, ma ci stanno invadendo, è un piano già scritto.”, continua, “Crede che io dia peso alle politiche di Salvini? Non sa fare niente, non fa niente di buono per l’Italia, ma è l’unico che ha capito, ci può salvare dall’invasione.”

Rimango in silenzio, in attesa. Così lui continua: “Votare Salvini è un disonore per un napoletano, ci offende, ci odia, ma almeno ha capito. E poi non lo faccio per me, io ormai ho 60 anni, ma per i miei figli.”

Colgo la palla al balzo, voglio cambiare discorso, ho cambiato idea, non sono pronta per accettare la sconfitta e non dormo da ore, così chiedo: “Quanti figli ha? Che fanno di bello?”
“Due figli”, si illumina.
“Maschi?”
“Un maschio e una femmina, il maschio è laureato, fa il commercialista, e la femmina, pure è laureata, una cosa della moda, non ho mai capito nemmeno io, ma è laureata”.
“Complimenti”, esclamo.

“Ho votato Salvini per loro, altrimenti non ci sarà più posto in Italia per loro”.

Provo a ribattere che le politiche di Salvini per il Mezzogiorno sono inesistenti. E lui mi risponde “Ma lo so, lo so bene, pensi che prima la mia famiglia, tutta la mia famiglia era di sinistra”.

Chiedo: “Votava PD?”.

“Sì, votava PD, ma quel Renzi ha distrutto tutto”.
Provo: “Ma ora c’è Zingaretti”.
Replica: “Anche lui ha delle macchie”.
Sono esausta: “Meno di Salvini, però.”
Mi dà ragione: “Molte meno di Salvini”.

Sono arrivata, ma come al solito non ricordo il portone, me ne vergogno, voglio pagare e scendere per ricordarmene, so che è a pochi metri, ma quale? Come al solito sono un disastro.

Pago, ringrazio ed esclamo: “Spero che un giorno ricomincerà a votare a sinistra”.
“Lo spero anche io” esclama con rammarico.

E poi continua: “Ma dimmi dove devi andare di preciso, non voglio lasciarti per strada di notte, se vuoi aspetto, senza farti pagare ovviamente.”

Ringrazio e scendo comunque, in pochi minuti ritrovo il portone.
Ho incontrato un brav’uomo che vota Lega e ha paura per i suoi figli e anche per me, una cliente sconosciuta.

È da quando sono scesa da quell’auto che me lo chiedo (e per questo ve lo sto raccontando):

Come possiamo recuperare quel voto? Quanti la pensano come lui? Quanto e cosa stiamo sbagliando?