Intervista casuale a un tassista leghista, a Napoli.
Sono stata sorteggiata scrutatrice, in un seggio dell’Arenella, un quartiere di Napoli. Una scuola talmente lontana da dove abito che per una donna da sola di notte, e senza nessuno che possa recuperarla, non esiste altra alternativa che un taxi.
Così, mentre salgo in auto, prendo accordi con un amico per raggiungere un gruppetto e guardare insieme i risultati elettorali, pochi secondi e attacco.
Il tassista mi ha sentita, così mi chiede “Signorì, chi sta avanti? Chi vince?”. Con fare sconfitto, e con i pochi dati nazionali a disposizione rispondo: “La Lega, pare superi il 30%”.
Mi aspetto di trovare comprensione e disprezzo per la Lega, trovo approvazione.
“Bene, sono contento, li ho votati”.
Vorrei scendere.
Ci ripenso, decido di intervistarlo, a sua insaputa.
Ma non aspetta una mia domanda che continua: “E lei chi ha votato?”.
Rispondo vaga, mi ha già messo in un angolo: “Per l’Europa”, poi ribatto: “Ma perché ha votato Lega?”.
“Per porre un argine all’immigrazione”.
Chiedo: “Ma lei ha paura degli immigrati?”
Risponde: “No, assolutamente, ho amici di tutte le etnie, anche musulmani, mi comprenda, non sono razzista, ma se in una stanza la capienza massima è di 5 persone, non possono entrarne 100, si sta male, ed è quello che sta accadendo, solo Salvini può fare qualcosa per arginare l’invasione.”
“Ma lei veramente crede che stiamo per essere invasi? I dati parlano di altro…” (non mi viene in mente niente di più intelligente o preciso da replicare, e ne sono contenta, ho deciso di ascoltare).
“Signorì, ma quello è un disegno già preciso, a noi non fanno sapere niente, mi creda, lei nemmeno lo sa, ma ci stanno invadendo, è un piano già scritto.”, continua, “Crede che io dia peso alle politiche di Salvini? Non sa fare niente, non fa niente di buono per l’Italia, ma è l’unico che ha capito, ci può salvare dall’invasione.”
Rimango in silenzio, in attesa. Così lui continua: “Votare Salvini è un disonore per un napoletano, ci offende, ci odia, ma almeno ha capito. E poi non lo faccio per me, io ormai ho 60 anni, ma per i miei figli.”
Colgo la palla al balzo, voglio cambiare discorso, ho cambiato idea, non sono pronta per accettare la sconfitta e non dormo da ore, così chiedo: “Quanti figli ha? Che fanno di bello?”
“Due figli”, si illumina.
“Maschi?”
“Un maschio e una femmina, il maschio è laureato, fa il commercialista, e la femmina, pure è laureata, una cosa della moda, non ho mai capito nemmeno io, ma è laureata”.
“Complimenti”, esclamo.
“Ho votato Salvini per loro, altrimenti non ci sarà più posto in Italia per loro”.
Provo a ribattere che le politiche di Salvini per il Mezzogiorno sono inesistenti. E lui mi risponde “Ma lo so, lo so bene, pensi che prima la mia famiglia, tutta la mia famiglia era di sinistra”.
Chiedo: “Votava PD?”.
“Sì, votava PD, ma quel Renzi ha distrutto tutto”.
Provo: “Ma ora c’è Zingaretti”.
Replica: “Anche lui ha delle macchie”.
Sono esausta: “Meno di Salvini, però.”
Mi dà ragione: “Molte meno di Salvini”.
Sono arrivata, ma come al solito non ricordo il portone, me ne vergogno, voglio pagare e scendere per ricordarmene, so che è a pochi metri, ma quale? Come al solito sono un disastro.
Pago, ringrazio ed esclamo: “Spero che un giorno ricomincerà a votare a sinistra”.
“Lo spero anche io” esclama con rammarico.
E poi continua: “Ma dimmi dove devi andare di preciso, non voglio lasciarti per strada di notte, se vuoi aspetto, senza farti pagare ovviamente.”
Ringrazio e scendo comunque, in pochi minuti ritrovo il portone.
Ho incontrato un brav’uomo che vota Lega e ha paura per i suoi figli e anche per me, una cliente sconosciuta.
È da quando sono scesa da quell’auto che me lo chiedo (e per questo ve lo sto raccontando):
Come possiamo recuperare quel voto? Quanti la pensano come lui? Quanto e cosa stiamo sbagliando?