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Salvini e Mussolini, due uomini e un duce

Scritto da Francesco Miragliuolo Il . Inserito in Vac 'e Press

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Negli ultimi mesi, in tanti hanno paragonato il duce Salvini al duce Mussolini.
Matteo Salvini, il Giorgio Mastrota dei rosari, spesso negli atteggiamenti e in qualche affacciata dal balcone, si è rifatto a Benito Mussolini, e in effetti i due hanno qualcosa in comune, sia come storia politica, sia come modus operandi.


Ambedue sono stati di sinistra; Benito Mussolini era il leader dell’ala rivoluzionaria e interventista del Partito Socialista, poi espulso a seguito del suo trasformismo, poiché dall’essere neutrale si schierò a favore dell’intervento dell’Italia nella Prima Guerra Mondiale.
Matteo Salvini, invece, frequentava il centro sociale Leoncavallo, ed era leader dei Comunisti Padani, in seguito abbandona quelle idee per abbracciare le tesi di Bossi e di Gianfranco Miglio, almeno inizialmente.
Per il duce la rottura fu più brusca, i socialisti lo attaccarono duramente per questo suo mutamento estemporaneo, infatti la direzione lo espulse e lo rimosse dalla direzione de L’Avanti, storico giornale socialista. A seguito di questa espulsione fondò il Popolo d’Italia.
Salvini, invece, lasciò lui, il partito come gli studi, e divenne Consigliere Comunale a Milano e giornalista per La Padania.
Un’altra cosa che hanno in comune i due è Piazza San Sepolcro a Forlì, dove nel 1919 Mussolini fondò il Movimento Italiano dei Fasci di combattimento e dove, nel 2019 Salvini si è affacciato dal balcone, lo stesso dove si affacciò il duce del ventennio.
Adam Kadmon direbbe “Coincidenze? Io non credo.”
Le coincidenze biografiche possono essere tali, ma non tanto quelle politiche.
Mussolini divenne Primo Ministro perché lo volle Re; lo vedeva come l’unica garanzia per la monarchia, Salvini lo è diventato perché Di Maio lo vedeva come l’unica garanzia per andare al potere.
Ambedue dominano la paura, la cavalcano, creando disordine e presentandosi come gli uomini dell’ordine. Avveniva con l’omicidio Matteotti e avviene oggi con il decreto sicurezza bis...
Ambedue hanno detto tutto e il contrario di tutto, trasformismo puro.
Mussolini era neutrale, poi divenne interventista perché, si dice, che Filippo Naldi un giornalista e politico vicino agli ambienti interventisti, lo avesse pagato per cambiare fronte.
Anche Salvini era pacifista un tempo, ora invece fa di tutto pur di far la guerra a tutti, cambiando opinione come Mastella cambiava partito...
Il vecchio Benito era anche a favore dell’aumento dei salari, ma una volta al potere aumentò l’orario di lavoro e diminuì la paga, mentre il giovane Matteo era a favore della legalizzazione della Cannabis, mentre oggi oltre che fumarsela, vorrebbe bagnarla assieme alla sinistra.
Ambedue anarchici poi legalitari, sono la dimostrazione che il potere fa brutti scherzi, perché pur di possederlo e di dominarlo in perfetto stile Sauron de il Signore degli Anelli, si farebbe di tutto, perfino svendere le proprie ideologie; ma è proprio qui che sta il punto, un nodo cruciale che Gramsci spiega in una delle sue lettere, affermando che i comunismo è un modo di vivere e non solo un pensiero, è qualcosa che va oltre; la sintesi perfetta la compie Vincenzo Salemme, nel suo film “Cose da pazzi”, in cui racconta di come il suo modo di essere lo renda “handicappato” rispetto ad una società che muta così velocemente, da svendere perfino se stesso.
Ecco ciò che hanno fatto Salvini e Mussolini, si sono venduti, arrivando dove sono arrivati.
Certo, Mussolini resta Mussolini, il peggior politico della storia d’Italia, e Salvini resta Salvini, il peggior comico e venditore del Paese; ma ambedue hanno dei tratti in comune e no, non parlo dell’obesità.
Resta il fatto che noi siamo qui e che Salvini ha dichiarato, immediatamente dopo la vittoria alle europee, ha detto che sarebbe andato a lavorare al Viminale. Beh, ecco il vero rischio: che Salvini lavori!