Campania Segreta: Montella
La cittadina di Montella, nel cuore dell’Irpinia, è universalmente conosciuta per la castagna, la cui Sagra si svolge nei primi 2 fine settimana di novembre, nasconde varie meraviglie e numerose curiosità nel suo territorio.
Come gran parte delle aree di questa regione, è abitata sin dal neolitico ed è stata testimone della civiltà sannitica. Qui viveva la tribù degli “Irpini”, e non sono state trovate fortificazioni megalitiche, come altrove, caratteristiche soprattutto dei “Pentri”, ma reperti di tutti i generi, sono venuti ancora alla luce, in seguito alle recenti ricerche archeologiche che seguirono il disastroso terremoto del 1980. Di epoca romana, risalente al I secolo a.C., è il bellissimo “ponte della lavandaia”, appena fuori del paese, sotto il quale passa il fiume Calore, che alimenta l’acquedotto pugliese.
Nel Medioevo la storia dei luoghi si movimenta, cominciando dal 1222, quando San Francesco d’Assisi, accompagnato dai suoi fraticelli, attraversa la zona, recandosi nelle Puglie per diffondere la sua dottrina, e qui fonda il Santuario-Convento di San Francesco a Folloni. Alcuni fatti qui accaduti sono riportati da un affresco di Giotto nella basilica di Assisi.
L’opera nacque originariamente, per convertire, e riportare sulla retta via i numerosi ladri che frequentavano i boschi impervi della zona, e di cui, molto probabilmente, i pellegrini ne fecero diretta conoscenza. La città è sormontata dal Castel del Monte, di costruzione Longobarda, sorto su di un’antica fortificazione romana. L’imponente torrione circolare è visibile da lontano, come il complesso monastico di Santa Maria della Neve, oramai non più abitato, che si erge attaccato alle sue mura.
Dopo Normanni e Svevi, arrivarono gli Angiò, e re Carlo II trasformò il Castello in suo ritiro personale, abbellendolo e dotandolo di giardini. Quando arrivarono gli Aragonesi, furono fatti feudatari dei luoghi i Cavaniglia, nobile famiglia di origine spagnola. Negli scavi già citati, susseguenti il terremoto dell’80, nel territorio del Convento furono ritrovati i resti di Diego I Cavaniglia, eroico cavaliere che partecipò alla battaglia di Otranto e lì trovò la morte. In quel periodo di splendore furono molti gli artisti ed i personaggi noti a fermarsi a Montella, tra i tanti Jacopo Sannazzaro, che pare qui abbia composto l’”Arcadia”. E ancora, secoli dopo vi soggiornò Giuseppe Bonaparte, fratello maggiore di Napoleone, e durante la Seconda Guerra Mondiale, prima dell’esilio, fu ospite del convento Umberto di Savoia.
Passeggiando per le strade del paese si possono ammirare palazzi signorili di grande bellezza, come Villa Abiosi, vicino alla Collegiata di Santa Maria del Piano, nella piazza principale; nella parte alta Palazzo Bruni Roccia e Villa Trevisani. Scendendo per la via del Corso, Villa Elena, in stile Liberty, e poco più avanti l’interessante Palazzo Gamboni, raro sincretismo di architettura fascista e floreale.
Non si può parlare di Montella senza nominare le sue famose cascate: la prima che si incontra, appena fuori dell’abitato, è la “Cascata della lavandaia”. Pare che debba il suo nome ad una lavandaia che aveva per amante un signorotto locale, che stanco ed imbarazzato da questa tresca, la uccise e la gettò nelle acque del laghetto; ma più probabilmente perché proprio qui le donne del paese venivano a fare il bucato. Sulla sinistra c’è una strada, un centinaio di metri l’ingresso al parco: area attrezzata per pic-nic, il “bosco fatato” per i più piccini, e sentieri che tra ponticelli di legno dall’aria avventurosa ed una natura dal sapore selvaggio, portano alla cascata vera e propria.
Si intravedono le rovine di un vecchio mulino. Ancora più in alto, c’è la “Cascata del fascio”, formata da un laghetto artificiale di epoca mussoliniana, da cui prende il nome. Il percorso diventa impervio, ed il sentiero non è segnalato e non è consigliabile addentrarsi se non si è esperti o accompagnati da una guida. Continuando si incontrano la “Cascata della Madonnella” (la Maronnella, in dialetto locale), e la “Cascata della Tufara”. Natura incontaminata e paesaggi fiabeschi, sono il premio per una camminata tutto sommato non proibitiva.