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Miti e leggende di Napoli: Tre serate di musica e teatro

Scritto da Luca Murolo Il . Inserito in Musica

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Con lo scopo di promuovere il turismo attraverso la storia e la cultura napoletana, la Regione Campania ha sostenuto e patrocinato quest’interessante iniziativa, attraverso la SCABEC, Società Campana Beni Culturali, per aprire nuovi itinerari e portare all’attenzione del grande pubblico, alcune preziose chiese cittadine, poco conosciute.

Il presidente Antonio Bottiglieri si è avvalso della collaborazione del Prof. Pasquale Gallifuoco, presidente delle ACLI ed autore della premessa che presenta l’opuscolo regalato per l’occasione, “Andar per Chiese a Napoli”- suggerimenti e immagini di aspiranti ciceroni-, dove, alunni e docenti dell’Istituto Superiore Caselli-De Sanctis di Napoli, ci indirizzano alla visita di qualcuna delle chiese più belle e ricche di storia della nostra città.

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Le tre chiese scelte per le rappresentazioni artistiche sono: San Francesco di Paola, per la prima serata, Santa Maria alla Stella, ed infine Santa Maria dell’Aiuto a Largo Ecce Homo. In ogni serata suona e canta, musiche da lei arrangiate, M’Barka Ben Taleb, accompagnata dalle voci della giovane Laura Como, e da Simona Boo, artista Italo-nigeriana, già presente nel “Don Giovanni” di Andrea Renzi. Ed inoltre: Arcangelo Michele Caso al violoncello, Raffaele Vitiello alla chitarra, Michele Maione percussioni e voce, Gianluca Rovinello arpa e Francesco De Cristoforo fiati e voce. Dopo la musica il teatro, la compagnia “La chiave di Artemysia”, con la regia e l’adattamento di Livia Bertè, si esibiranno in tre pièces differenti.        

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 “Eleonora, l’amore e la rivoluzione”, dedicata alla Pimentel Fonseca e la Rivoluzione del 1799, aprirà, per così dire, le danze; la seconda serata “Le tre sorelle”, storia e mito sul quale ci soffermeremo tra breve, perché tutto è incentrato, metaforico” leit-motiv”, su questa vicenda. Si chiuderà, infine, con “Spiriti e Santi nel Ventre di Napoli: l’esorcismo di Santa Candida”, dove un metafisico San Pietro sarà l’”Esorcista”.

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Il Barone Toraldo, della storica ed antica famiglia napoletana, perse la moglie, e non volle mai risposarsi. Le sue eredi erano le tre figlie: la maggiore, Donna Regina, Donna Albina e Donna Romita. Il padre, per non perdere il suo illustre cognome, ottenne dal re, Roberto d’Angiò, che la primogenita, sposandosi, lo potesse mantenere.

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Lo sposo fu indicato dal re in persona, l’affascinante cavaliere Don Filippo Capece, noto rubacuori, che, inconsapevolmente, fece innamorare entrambi le sorelle minori. Costoro confessarono la cosa a Donna Regina, e le chiesero il permesso di ritirarsi a vita monacale, non sapendo che anche lei aveva preso la stessa decisione, avendo scoperto che il promesso sposo, non solo non l’amava, ma addirittura la odiava.

Fu così che le sorelle Toraldo, separandosi per sempre, fondarono tre monasteri con annesse chiese a cui diedero il loro nome: Donnaregina, oggigiorno adiacente al Museo MADRE; Santa Maria di Donnalbina, in via Donnalbina, nei pressi di Largo Ecce Hom; e la Chiesa di Santa Maria Donnaromita, nell’omonimo vico.

La Chiesa di San Francesco di Paola, fu realizzata di fronte a Palazzo Reale da re Ferdinando I di Borbone Due Sicilie, immediatamente dopo la restaurazione conseguente il Congresso di Vienna, per adempiere ad un voto, ma soprattutto per cancellare le intenzioni del precedente sovrano, Gioacchino Murat, di rendere il grande spazio dell’odierna piazza Plebiscito, laico.

La Chiesa, elevata al rango di Basilica immediatamente dopo l’inaugurazione, è stata inserita al centro di un colonnato, con ai lati le statue equestri in bronzo di re Ferdinando e di suo padre re Carlo III, è di per se uno spettacolo sontuoso. L’interno ricco di marmi e di statue, il dipinto del Caravaggio, purtroppo una copia, gli ornamenti, i candelabri monumentali, lasciano a bocca aperta. Poi inizia il concerto.   

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M’Barka Ben Taleb, Tunisina, ma Napoletana d’adozione, è affiancata dalle cantanti Simona Boo e Laura Como, tutte in abiti rinascimentali. Le tre sorelle, che si esibiranno in tre chiese. Il suo discorso di apertura è un inno alla pace ed all’unione dei popoli. Annuncia che canterà in tre lingue diverse: Arabo, Ebreo ed Italiano (e Napoletano, chiaramente).

Le lingue delle tre grandi religioni monoteiste. Perché Dio è uno, lo si può chiamare e venerare come si vuole, ma è uno. E non vuole divisioni tra i popoli, ed aborre il razzismo. Riceve un grande applauso prima ancora di cominciare a suonare. Poi la sua musica ci avvolge, artista in continua evoluzione, ci porta su tutte le sponde del Mediterraneo. Il suo “sound” rimbalza da una lingua all’altra, magistralmente accompagnata da musicisti totalmente differenti da quelli con cui si esibisce abitualmente, fa sfoggio di un innato eclettismo e di un lirismo assolutamente impeccabile.                                                                            

Segue, come da programma, la breve pièce di Livia Bertè e della compagnia “La chiave di Artemysia”. Splendida serata, unico neo i troppi banchi vuoti. Meglio pubblicizzato avrebbe avuto la platea che meritava. Ma questo non toglie nulla alla magia della bellezza.