Marco Zurzolo ai Giardini di Babuk
Insolita location per un concerto, in questo piovoso novembre napoletano, ma l’arcano è subito svelato. La ZTL, Zurzolo Teatro Live, base per tante iniziative e palcoscenico di numerosi concerti, ha sede, in una chiesa sconsacrata, a pochi metri dai Giardini, nella stretta quanto storica via Piazzi. Il felice connubio artistico, che unisce un luogo magico ad una musica eccellente, è premiato se non proprio da una giornata radiosa da una tregua dalla pioggia, e ci regala una splendida domenica coronata dal “brunch napoletano”, un originale buffet allestito da “Scuderia Borbonica”.
I Giardini di Babuk prendono il nome da un gatto che vi ha a lungo soggiornato, padrone assoluto ed incontrastato. Sono situati all’interno di un palazzo dall’ingresso alquanto anonimo, seppur alcuni particolari ne svelano le nobili origini, ma aperto il cancello in fondo al cortile, una breve scalinata introduce a questo piccolo Eden napoletano.
I Giardini sono privati e si possono visitare solo su appuntamento o in particolari occasioni. Ci racconta il professor Gennaro Oliviero, nostro gentile cicerone, che il Palazzo fu costruito dai Caracciolo del Sole, e prima che la città mutasse aspetto e la strada diventasse quasi un vicolo, affogata dalle costruzioni, si chiamava proprio via Caracciolo.
Nei secoli ha ceduto il nome ad un altro Caracciolo, per una strada ben più larga, ma bisogna ricordare che, all’epoca, la zona era occupata da un grande e rigoglioso bosco, dove secoli dopo Gioacchino Murat, durante la sua reggenza, ne fece circondare una parte, per preservarla dall’inevitabile crescita della città, e così nacque il Real Orto Botanico. È così spiegata la magnificenza degli alberi in uno spazio, in fin dei conti, abbastanza angusto.
Ci sono le tracce di un gigantesco faggio, risalente, grazie ai ceppi rimasti al suolo, addirittura al XIV secolo. Un bellissimo banano mostra i suoi fiori purpurei, cosa più unica che rara alle nostre latitudini, dovuto al micro-clima, che il luogo offre. Il giardino è letteralmente disseminato di curiosità, a partire da un “trompe-l’oil” restaurato, ma purtroppo già nuovamente rovinato, a busti e statue di tutti i generi e le epoche, ma la vera meraviglia la cela nelle sue viscere: un ipogeo che con le sue quattro sale ed i suoi misteri, non ha niente da invidiare alle vicine sale di Napoli sotterranea.
La discesa è lunga ma non profonda, né angusta come quello di piazza Cavour; le scale sono scivolose, ma piene di reperti storici, inseriti in delle nicchie o giusto poggiati sugli scalini e negli angoli che i cunicoli formano. Si vede chiaramente che era un’antica cisterna. Alcune sale conservano i segni del passaggio dei lavoratori sotterranei, i “munacielli” di leggendaria memoria cittadina, ma questa è un’altra storia. Qui ce n’è una, vagamente macabra, per cui tenuta un po’ segreta: sembra che nel giardino, furono seppelliti i figli “della vergogna”, avuti dalle monache violentate dalle truppe francesi di Championet, ai tempi della rivoluzione, affogata nel sangue, del 1799.
Il concerto inizia, dopo aver dato a tutti il tempo di ammirare le bellezze e le curiosità, ed il pubblico si accalca a ridosso dell’angolo che funge da palco. Marco Zurzolo, sassofonista di fama nazionale ed internazionale, oltre che suonare, oggi nelle vesti di padrone di casa, comincia presentando il noto chansonier Mario Maglione.
La sua voce argentina, che ricorda, ed a dire il vero anche i suoi tratti fisici, quella di un altro grande della musica napoletana, e sto scomodando Roberto Murolo, ci regala delle canzoni dal sapore antico, rinvigorite dal sax di Marco, tra cui una bella versione di “Indifferentemente”.
Seguono i “Napulitanata”, che prendono il nome da un celebre brano di Di Giacomo e Costa del 1884, creano un sound particolare, dando vita ad una particolarissima versione, tra le altre, di “Tu vo’ fa’ l’Americano”, di Carosoniana memoria. Il gruppo, ci spiega l’anfitrione introducendoli, si esibisce abitualmente in una piccola sala poco distante, sotto i portici di fronte a Museo Nazionale. Sul modello dei “Tablao” spagnoli, e delle case da fado portoghesi, per dare nuova vita alla musica napoletana, consentendo a tutti, turisti e concittadini, di vivere la tradizione sotto una forma attuale e rivisitata.
La giornata si chiude nella migliore delle maniere: un buon bicchiere di vino verace ed un mitico panino “ca’ purpetta”. Non ci resta che comprare “Vesuviana”, l’ultima fatica di Marco Zurzolo, accompagnato dal bassista Davide Costagliola, senza dimenticarci, come sempre, di chiedergli il bis. Questa volta di tutto l’evento.