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Primarie PD, inizia il secondo round

Scritto da Paolo Donadio Il .

Foto editoriale Paolo

Al ritmo di una consultazione ogni anno e mezzo, il PD si ripresenta di nuovo al cospetto dei suoi elettori per eleggere il segretario del partito dopo la breve ‘reggenza’ di Epifani. Quasi a un anno dall’elezione di Bersani del 2012, e a pochi mesi dalle elezioni ‘quasi vinte’ o ‘quasi perse’ dal PD di Bersani (dipende dai punti di vista), gli elettori saranno stavolta chiamati l’8 dicembre 2013 a confermare o modificare il risultato delle votazioni interne riservate agli iscritti al partito. I dati, desumibili dal sito del PD ma ancora non dichiarati ufficiali, vedono in testa Renzi con il 46,7%; seguono Cuperlo con il 38,4%, Civati con il 9,2% e Pittella con il 5,7%.

La lotta tra un’anima liberal rappresentata da Renzi e un’anima social rappresentata da Cuperlo, evocata anche da queste pagine, ha sfumature territoriali alquanto anomale. Cuperlo vince in grandi città come Roma, Napoli, Milano, Bologna ma, secondo le proiezioni de La Repubblica perde nettamente a livello regionale. L’Italia intera si scopre per buona parte renziana, con l’eccezione dell’Emilia Romagna e della Sicilia, dove Renzi perde per pochi punti di percentuale, e l’eccezione delle piccole, ma profondamente rosse regioni di Basilicata e Molise. E la Campania – udite , udite – diventa la vera roccaforte di Renzi, dove il sindaco di Firenze stacca di quasi 25 punti di percentuale il candidato del giovane Orfini e dell’anzianotto D’Alema.

Le primarie, segno doc della ‘ditta’ Partito Democratico, sono arrivate alla prova del fuoco: per la prima volta dopo le primarie di Veltroni del 2007 e quelle di Bersani del 2009 e del 2012, appare più incerto l’esito delle votazioni. Per una volta, per la prima volta, possiamo dire che si configurano davvero come una pratica democratica e non un esercizio politico sostanzialmente vuoto. I risultati dei circoli fanno propendere per un risultato a favore di Renzi, che però dovrà soprattutto fare i conti con l’incognita Civati, con cui ha condiviso parte del suo cammino di rottamatore. Civati non è un signor nessuno, ignoto al grande pubblico come lo era Cuperlo fino a pochi mesi fa per stessa ammissione di D’Alema. Civati ha un seguito ragguardevole, non solo in Lombardia, e rappresenta la vera visione alternativa, a sinistra, al liberalismo un po’ superficiale di Renzi.

I documenti congressuali dei candidati, reperibili sul sito creato per le primarie del PD sono emblematici di sforzi progettuali e propositivi di diversa natura e portata. Se escludiamo il temino ben svolto da Pittella nello scontato “Per un partito democratico, solidale, europeo”, il rapido e schematico documento di Renzi, “Cambiare verso”, pur offrendo una lettura forte del Paese e del partito, tanto blairiano al punto da importare slogan anglosassoni di quindici anni fa, sembra essere privo di concretezza. Il documento di Cuperlo, “Per una rivoluzione della dignità” ricorda alcuni manifesti old labour del periodo thatcheriano, incapaci di comprendere il Paese e avvitati in un moralismo astratto e piuttosto astruso (qualcuno dovrebbe pur spiegare cosa vuol dire la ‘rivoluzione della dignità’?). E poi c’è il documento di Civati, che è un oggetto totalmente diverso: 69 pagine fitte fitte e dettagliate, specifiche, davvero programmatiche, con cui il vincitore delle primarie farà bene a confrontarsi.