Pierluigi Calignano – Un titolo casuale
La mostra dell’artista pugliese, inaugurata alla DAFNA il 29 gennaio, e visibile nella Home Gallery di via Santa Teresa Degli Scalzi fino al 28 febbraio, è intitolata “Un titolo casuale”, proprio per far riferimento al carattere provvisorio della realtà. In questo caso, sia all’intuizione che alla pratica artistica, così a sottolineare che ogni opera, come ogni mostra, non costituisce né il punto di arrivo, né il punto di partenza della ricerca di un artista. Come metafora della vita stessa, solo un momento. Quel determinato momento, la sua manifestazione temporale, apparentemente casuale.
Il curatore della mostra, Marco Izzolino, usa spesso il termine ardito, ma perfettamente esplicativo, “impermanente”, che scaturisce dal carattere stesso delle opere di Pierluigi Calignano, che inconsapevolmente, richiamano alla cultura nomade. I suoi disegni, indipendentemente dalla grandezza, si possono ripiegare e mettere in borsa, come le sue sculture, simili a futuristici moduli spaziali, si possono smontare, e rimontare in molteplici maniere diverse. È questo carattere, appunto di provvisorietà, a dare una connotazione “nomade” al lavoro del Calignano.
Nato a Gallipoli nel 1971, studia pittura all’Accademia di Belle Arti di Brera, a Milano. Vive e lavora tra Alezio, in provincia di Lecce, dove sono le sue origini, e Sassari, dove insegna pittura presso l’Accademia di Belle Arti “Mario Sironi”. La sua ricerca artistica si muove tra pittura, scultura, installazioni e performance. Per questa sua prima personale a Napoli, crea la grande installazione in legno che accoglie lo spettatore, come suo personalissimo biglietto da visita.
Paragonato a Bruno Munari, per la creazione delle sue “macchine inutili”, è stato senz’altro influenzato dall’”Astrattismo Concreto”, costruendo forme che, come dice il curatore della mostra, non rappresentano nulla, non servono a nulla, eppure raccontano tantissimo. Ne è un chiaro esempio la sua opera intitolata “Sleeping Structure”, che costruita con l’obiettivo di diventare un’architettura funzionale, nel suo inevitabile collasso, rivela paradossalmente il successo di un fallimento.
Nel lavoro dell’artista di Gallipoli, innumerevoli e vari sono i materiali utilizzati, sempre nell’ottica di dare una collocazione momentanea alla sua opera. Sia che sia un disegno, che una installazione, è presente l’idea di una sua casuale collocazione nel tempo e nello spazio. Come un grande poeta del recente passato usava gli spazi bianchi tra i versi, per dettare il suo personale ritmo, Pierluigi Calignano usa gli spazi vuoti che si creano tra i suoi elementi, sia pittorici che strutturali, come un vero e proprio materiale, dandogli una forma reale, seppur provvisoria, per restare comunque fedele al suo senso di provvisorietà. Impermanente, come la sua concezione del reale.