La gestione del crisis management in tempi di Coronavirus, secondo Fabio Albanese
Questo che stiamo vivendo è sicuramente un periodo particolare: il Coronavirus sta provocando innumerevoli danni, non solo sotto il profilo sanitario.
L’Italia, infatti, sta pagando conseguenze molto gravi poiché le notizie sull’espansione del contagio sono state comunicate senza tener conto delle regole base della “gestione della crisi”.
-Subito, appena scattato l’allarme- spiega Albanese - tutti si sono sentiti in dovere di prendere la parola, spesso dando notizie false e contraddittorie-
Da comunicatore egli dice con chiarezza che non è facile intervenire sempre e comunque in maniera impeccabile, ma sostiene che alla crisi ci si può preparare. Come allora? Basta seguire 5 suggerimenti, che possono cambiare le cose:
1-Prepararsi in anticipo
Occorre essere proattivi e fare una serie di riunioni per identificare tutte le potenziali crisi che potrebbero verificarsi in un’organizzazione, sia pubblica che privata.
2-Avere un team al lavoro, ma un solo portavoce
È necessario ci sia un portavoce, autorevole, preparato, calmo. Può essere una figura interna o esterna, il suo compito è raccogliere tutte le informazioni e comunicarle in modo chiaro seguendo i processi prestabiliti, applicando il manuale redatto e testato in precedenza.
3-Comunicare tempestivamente
Le prime ore sono le più critiche nella gestione di una crisi e occorre dare subito il senso di avere il controllo della situazione, informando con chiarezza e correggendo quanto prima la disinformazione.
4-Essere sinceri e trasparenti. Non autolesionisti
Occorre mantenere un comportamento altamente etico. Nello stesso tempo bisogna evitare di esagerare, finendo, per troppa onestà, nell’autolesionismo che può
drammaticamente peggiorare la crisi.
5-Comunicare pensando agli effetti globali
C’è stata una grave sottovalutazione degli effetti che una comunicazione caotica avrebbe avuto nel resto del mondo. L’Italia, che per prima aveva bloccato i voli da e per la Cina, si trova adesso a vedere grandi compagnie cancellare i voli per l’Italia.
Ecco che Albanese ci lascia una lezione importante: alla comunicazione non si può chiedere, ovviamente, di risolvere i problemi sanitari. Ma le si può chiedere un contributo importante per contenere alcune conseguenze collaterali, anche le più importanti, come quelle economiche, che una epidemia può provocare.