“La Danza dei Veleni – il Ritorno di Blanca”, di Patrizia Rinaldi.
Un ritorno decisamente attesissimo quello della nuova avventura dell’investigatrice ipovedente Blanca Occhiuzzi ovvero l’inconsueta quanto meravigliosa protagonista di una saga dal successo inarrestabile che, con questo racconto, giunge al suo quarto capitolo dopo l’omonimo “Blanca”, “Tre, Numero Imperfetto” e “Rosso Caldo”. Tutti editi per la Edizioni E/O ed ovviamente partoriti dalla immaginifica inventiva della scrittrice e filosofa partenopea Patrizia Rinaldi.
Come nella struttura delle Crime Story più classiche, in questo nuovo capitolo la detective Blanca Occhiuzzi ed i suoi colleghi - il commissario Martusciello, l’agente scelto Carità, Liguori e Micheli - si ritroveranno a dover risolvere due casi che apparentemente sembrano del tutto scollegati: il traffico di animali illegali provenienti dall’estero e la morte di una donna avvenuta forse a causa del morso di un ragno rarissimo e letale. Nel primo caso, delle circostanze fortuite porteranno a galla indizi che provocheranno la morte di due veterinari. Mentre il secondo caso sembra opera di un assassino seriale che usa i ragni come armi ma le vittime non sembrano in alcun modo collegate fra loro.
Intanto, nel commissariato napoletano regna l’anarchia, ognuno conosce solamente un pezzo dell’indagine e spesso lo nasconde agli altri. Il puzzle, sempre più intricato, fatica a comporsi fino all’ultimo perché le vicende private dei personaggi si ergono come muri tra loro. Ognuno, come una bestia ferita, cerca con le proprie forze di aprirsi la strada verso la verità, senza accorgersi d’essere tremendamente distaccato dal branco, lontano dal resto della squadra. Però, tra tutte le bestie che animano ed abitano la vicenda, è proprio Blanca la più spasmodica e la più selvatica: i suoi altri sensi, infatti, si sono tutti “animalescamente” acuiti.
Blanca “vede” attraverso il silenzio della notte, gli odori, le atmosfere, le voci, le sensazioni e le forti emozioni. Blanca non vede il suo corpo ma indefessa lo dona alla vita con tutto l’amore che può, mentre nelle relazioni il suo cuore continua a dibattersi tra la giungla dei suoi intensi sentimenti per l’intrigante Liguori e l’accogliente e rassicurante rifugio tra le dolci braccia di Micheli, pur non ricambiando l’amore di quest’ultimo.
Nonostante si ritrovino tanti degli stilemi tipici del romanzo poliziesco, la grande forza della visionaria opera della scrittrice Patrizia Rinaldi consta nell’assoluta mancanza degli stereotipi su cui si basano gli autori odierni del genere Crime Story. La sua protagonista – di cui ci colpisce forte l’estrema umanità, la semplicità e soprattutto la voglia costante di normalità - è un vero esempio e motivo di identificazione soprattutto per ogni persona che vive in una situazione di handicap perché riesce, tanto con ostinazione e coraggio che con l’ordinaria fatica, a mescolare sapientemente la disabilità all’abilità del suo intuito investigativo.
Altra protagonista della storia è senza alcun dubbio Napoli, incantato sfondo pieno di mistero e di passione: una città viva come non mai, nelle cui vene si mescolano il mare in tempesta e la gioia delle giornate di sole, le lacrime ed il sangue, la modernità e le tradizioni; il tutto vergato e parlato in un affascinante e seducente linguaggio, quanto mai variegato nella sua espressività più tipica.
Da sottolineare, infatti, è senza dubbio la grandissima qualità sia della diabolicamente coinvolgente trama ad orologeria – congegnata con strabiliante finezza – sia della scrittura, la quale presenta al lettore tante figure linguistiche tipicamente idiomatiche, metaforiche e retoriche che, in modo estremamente sapiente ed elegante, sono inserite nei dialoghi del racconto, senza però nulla togliere alla parte più popolare della lingua napoletana ovvero quell’incantevole ed avvolgente cadenza dialettale - piena zeppa di fantasiosi modi comuni di dire - che la scrittrice riesce, meravigliosamente e come nessuno, a rendere il più letteraria possibile, depauperandola da ogni sua eventuale marcatura volgare.
Buona Lettura.