La strage degli anziani nelle RSA lombarde e la rabbia dei geriatri
Il numero di anziani morti nelle residenze sanitarie assistenziali o RSA lombarde da inizio pandemia è 1882. Si può ad oggi, sostenere con grande convinzione che questi morti sono stati provocati dalla condotta negligente, imperita e imprudente dei vertici della Sanità Lombarda, che hanno trasferito nelle RSA private i malati COVID+ dimessi dalle terapie intensive o sub-intensive degli ospedali di prima linea senza proteggere gli anziani che già le occupavano.
La Regione Lombardia, a seguito della delibera del 20 Marzo 2020, ha offerto alle RSA un compenso di 150 euro al giorno per ogni malato COVID+ trasferito da altra struttura. Le RSA private hanno così guadagnato in un solo mese centinaia di migliaia euro. Tale trasferimento però non è avvenuto in maniera protetta perché i malati COVID+ sono stati messi nelle stanze insieme con i pazienti che già si trovavano lì senza il rispetto delle norme di isolamento. Inoltre gli ambienti comuni, utilizzati dai malati COVID+ e dagli altri degenti, non sono stati sanificati ed altresì nessuno fra dipendenti e residentati è stato munito di mascherina, occhialini, camice monouso, guanti e sapone disinfettante. A contagi avvenuti, poi, non sono stati fatti tamponi e test-rapidi né agli anziani e neppure ai sanitari che ivi prestavano servizio. Inevitabilmente centinaia di anziani sono deceduti in tempi molto rapidi per COVID+ ma anche per stenti poiché gli operatori si sono assentati non riuscendo più a garantire l’assistenza.
Quanto avvenuto nella “virtuosa” Lombardia, non ci rimanda soltanto lo scenario di una sanità feroce e protesa ai soli interessi economici, ma anche quello di una sanità ancora discriminatoria verso i diritti dei malati anziani, ma anche dei disabili, dei sofferenti psichici, dei malati terminali e dei malati di Alzheimer. Quanto accaduto in Lombardia è a tutti gli effetti un fenomeno di Ageismo, ovvero un fenomeno di svalorizzazione della persona anziana.
Citando il dott. Fabrizio Turriziani, medico-chirurgo del Policlinico Vanvitelli che si occupa di Geriatria si percepisce a pieno quanto difficile risulti la gestione del paziente anziano non solo per la complessità della clinica, ma anche per i delicati risvolti etico-morali:
“Se fare il medico è una missione, essere geriatra diventa una missione impossibile. La difficoltà nell’affrontare questa branca della medicina, molte volte non è data dalla complessità del quadro clinico e dalle diverse comorbidità che interessano un soggetto anziano, ma dalla rassegnazione con cui parenti e colleghi si pongono nell’affrontare una patologia che li riguarda.“E’ vecchio, non c'è più niente da fare”.Nelle primissime esperienze da giovane medico, sono state tante le volte in cui, allertato in situazioni di emergenza, ho dovuto gestire casi clinici di persone anziane, allettate, pluripatologiche. E mi sono trovato nella situazione scomoda di decidere, se intervenire o adeguarmi alla rassegnazione collettiva del “non c'è più niente da fare”.Ma non l’ho fatto, a discapito di scontrarmi con colleghi anziani e con un sistema malsano basato sul menefreghismo, ho sempre cercato di fare tutto il possibile per aiutare tutti quelli che chiedevano aiuto.
Tutto questo è avvenuto forse perchè ho avuto la fortuna, come tanti, di essere stato coccolato dall’amore incondizionato dei nonni.Non nascondo che il pensiero della loro dipartita tutt’ora mi fa soffire. Nella provincia di Bergamo, a partire da fine Febbraio ad oggi, dai dati ufficiali pubblicati da qualche testata giornalistica, sono morti circa 700 anziani, ospiti delle RSA.Tale cifra sottostima la reale entità del numero delle persone coinvolte, considerato che il numero di tamponi per diagnosticare la positività di infezione a COVID-19, in Lombardia sia stato decisamente inferiore.Queste persone inermi sono state le vittime di un sistema politico criminale fondato sull’ignoranza estrema e sull’interesse personale che ha reso la gestione della cosa pubblica una impresa privata.E soprattutto sono la conseguenza dell’assioma iniziale.L’anziano alla mercè del potere economico e politico italiano. Sento le storie di tanti pazienti venuti a mancare a causa del COVID-19.
Ma nessuno racconta le storie di questi nostri nonni, lasciati morire da soli, trattati alla stregua di un oggetto, perchè qualcuno ha deciso che l’anziano non ha valore.E questo mi fa provare tanta rabbia e una sofferenza estrema, che non mi da pace.Che cosa racconteremo alle generazioni future? Al di là di tutti gli eroi che stanno combattendo a mani nude questa guerra infinita, ci sarà giustizia per queste vittime innocenti? Chi ricorderà la sofferenza che hanno patito i dimenticati della società?”.