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Il Borneo

Scritto da Luca Murolo Il . Inserito in Port'Alba

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In ordine di grandezza, è la terza isola del pianeta. Politicamente è divisa in quattro parti: Kalimantan, appartenente all’Indonesia, che con il suo territorio occupa più dei due terzi dell’isola, ed è la più selvaggia, con angoli di foresta tropicale ancora inesplorati, è traversata da una miriade di corsi d’acqua. Al suo interno vivono i mitici Dayaki, i tagliatori di teste, oggi ridotti ad un popolo che rinchiuso in riserve sempre più ridotte, si occupa di agricoltura ed allevamento di bestiame. Il sultanato del Brunei, piccolo territorio indipendente ricco di petrolio, con capitale Bandar Seri Begawan. Hassanal Bolkan, il sultano, per anni è stato, secondo la rivista Forbes, l’uomo più ricco del mondo. I sultanati di Sarawak e Sabah, appartengono alla Malesia.


Il Borneo, solo il nome evoca avventure esotiche. Molte generazioni di Italiani sono cresciuti leggendo i romanzi di Emilio Salgari, ma non tutti sanno che non si è mai mosso da casa sua, e che i nomi dei paesi dove la sua fantasia ci ha fatto viaggiare, li prendeva dall’atlante. Sandakan, cambia solo una vocale dal nome del suo eroe, è una città situata su di una splendida baia, porto naturale di enorme importanza, per il commercio con le Filippine e tutto il mar Cinese e l’Oceano Pacifico, si trova sulla costa orientale di Sabah. Il viaggio da Kota Kinabalu, capoluogo del sultanato, a Sandakan, attraversando la giungla, sull’unica strada asfaltata, è una splendida avventura. Senza pirati e perfidi lord inglesi, ma con una varietà immensa di luoghi unici da visitare.

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Gli animali che popolano il Borneo, sono di per se un’attrazione unica al mondo, basti pensare che, alcune specie vivono solamente qui. Ci sono ben quaranta specie di rettili volanti, animale già raro nel resto del pianeta, pantere pezzate e coccodrilli dalle dimensioni mitologiche. Il famoso pitone gigante, che può raggiungere vari metri di lunghezza, e spiccare balzi di due o tre metri, cogliendo di sorpresa le sue prede.

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Ma l’animale più incredibile, perché la sua somiglianza con l’uomo è impressionante, è l’orang-utan. Il suo nome, in Malese, vuol dire uomo delle foreste, e oltre alle espressioni del volto, al fatto che è capace di costruire utensili e persino medicamenti, utilizzando le piante a sua disposizione, ed usandoli su se stesso, ha una particolarità assolutamente umana. I suoi piccoli, se abbandonati, si avviliscono e si lasciano morire, cosa che è avvenuta spesso, a causa dei disboscamenti, e la buona coscienza dei Malesi, che oggi industrializzati, tutelano le loro foreste, ha fatto costruire i Sepilok.

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Ve ne è uno a Sabah, ed uno a Sarawak, e sono oltre che centri di studio dell’orango, degli orfanotrofi per i piccoli senza genitori, dove vengono accuditi e nutriti con biberon, come bebè umani, e reinseriti nel loro habitat: la foresta.

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La fauna non è da meno, con numerose specie di piante carnivore, e la Rafflesia, il fiore più grande del mondo. La sua forza dirompente, si vede percorrendo lo stretto nastro d’asfalto che attraversa la giungla, che in molti punti è scalzato da radici, che ricrescendo prepotenti, spaccano la strada. Con forza tale, da obbligare gli addetti ai lavori a continua manutenzione, ed il traffico locale, che si svolge unicamente via gommata, dato che non esistono ferrovie, a continue deviazioni.

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Il monte Kinabalu, un vulcano che con i suoi 4095 metri è la cima più alta dell’isola, ed ai suoi piedi, sfruttando le acque che sgorgano dalle pendici, sorge un affascinante resort, dove tra fanghi e vasche, oltre al percorso termale, si può affrontare un altro tipo di percorso. Un trekking nella giungla, dove si trova il ponte sospeso più lungo del mondo, a cinquanta metri dal suolo, e con altri trenta metri di alberi sulla testa.

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Al largo di Kota Kinabalu, città modernissima, dove grattacieli di vetro e cemento, in netto contrasto con la natura selvaggia della giungla che la circonda, vi sono cinque isolotti, che formano il parco marino di Turku Abdul Rahman. Manukan, ospita un delizioso complesso di bungalow, che occupa praticamente l’intera isola, ma tra Sapi e Sulug, altri due isolotti, si è formato uno stanziamento dei Bajau, gli zingari del mare. Hanno costruito, grazie ai bassi fondali, un villaggio su palafitte. Sono essenzialmente pescatori, infatti vengono anche chiamati gli uomini-pesce, ma sono anche dediti a contrabbando e pirateria. Il pilota del motoscafo che mi ha portato a Manukan, si rifiuta anche solo di avvicinarsi a loro : molto pericolosi, dice.

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