Immigrati: al via la regolarizzazione dei rapporti di lavoro
Dal 1° giugno e fino al 15 luglio 2020 datore di lavoro e straniero con permesso di soggiorno scaduto potranno presentare le domande. Secondo un’analisi della Commissione Ue: in Italia il 18% degli impiegati nei settori essenziali è straniero. L’esigenza della regolarizzazione e l’emergere di nuovi bisogni. La fotografia sugli immigrati in Europa pubblicata nell’inchiesta di Paolo Riva sul Corriere della Sera.
Era stato annunciato e ora è ufficiale: si regolarizzano i rapporti di lavoro. Per gli immigrati arrivano i permessi di soggiorno temporanei. Dal 1° giugno 2020 si possono presentare le domande, ma attenzione ai tempi e alle modalità. Le domande possono essere presentate fino al 15 luglio 2020.
Esistono due canali: uno per il datore di lavoro e l’altro per lo straniero con permesso di soggiorno scaduto. Il datore di lavoro può sottoscrivere un nuovo rapporto di lavoro subordinato o dichiararne uno irregolarmente instaurato in precedenza con cittadini italiani o stranieri presenti sul territorio nazionale prima dell'8 marzo 2020. Gli stranieri con permesso di soggiorno scaduto dal 31 ottobre 2019 e che abbiano un’offerta di lavoro valida, possono chiedere un permesso di soggiorno della durata di sei mesi. Lo straniero deve avere la fedina penale pulita.
I settori a cui si riferisce la politica di regolarizzazione sono: l’agricoltura, la zootecnia, la pesca, l’acquacoltura; l’assistenza alla persona e il lavoro domestico di sostegno ai bisogni familiari.
Secondo la direttrice dell’ONG, Overseas Development Institute (ODI), Marta Foresti - come riportato dal Corriere della Sera, nell’inchiesta condotta da Paolo Riva - «È importante riconoscere che il problema dell’economia sommersa in Italia riguarda lavoratori immigrati, ma anche italiani. Le politiche migratorie sono trasversali, riguardano moltissimi settori». Per Francesco Fasani «Troppo spesso i riflettori sono puntati su sbarchi e irregolari. La crisi ha messo in luce il contributo dei regolari». Il Covid19 ha evidenziato che i migranti sono fondamentali. Basti pensare che in Italia il 18% dei lavoratori impiegati nei settori “essenziali” è uno straniero. Durante il lookdown sono state sospese gran parte delle attività economiche ma non quelle essenziali, svolte, come emerso, in parte considerevole dagli irregolari.
La ministra all’agricoltura, Teresa Bellanova ha condotto una battaglia personale con protagonisti i «Braccianti irregolari che lavorano nei nostri campi. Donne che stanno nelle nostre famiglie come badanti e sono in nero». Durante la conferenza stampa sul decreto Rilancio – che ha introdotto la “regolarizzazione dei rapporti di lavoro irregolari” - la ministra, tra la commozione, dichiarava «Gli invisibili ora sono meno invisibili. Lo Stato è più forte del caporalato».
La regolarizzazione di parte del lavoro sommerso implicherà inevitabilmente, come sottolineato dalla giornalista Alessandra Ziniti su Repubblica, la nascita di nuove esigenze in tema di “alloggi e sanità”. «L’emersione del lavoro nero significa anche l’accesso al sistema sanitario», già oberato di lavoro e carente a causa dei tagli degli scorsi anni. Saranno poi i «Comuni e le Regioni a dover trovare soluzioni adeguate alla salubrità degli alloggi dei lavoratori».
I NUMERI DEL CORRIERE DELLA SERA
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Gli stranieri residenti in Europa sono 54.176.000, il 12% della popolazione totale.
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L’80% degli stranieri residenti in Europa vive nel Paese di immigrazione da più di 5 anni.
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La maggior parte degli immigrati è europeo. I cittadini europei possono muoversi e vivere nei territori dell’Unione grazie all’articolo 3 comma 2 del Trattato sull’Unione Europea (TUE): «l’Unione offre ai suoi cittadini uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia senza frontiere interne, in cui sia assicurata la libertà di circolazione delle persone».
PAESI EUROPEI CON PIÙ IMMIGRATI RESIDENTI
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Germania (oltre 10 milioni);
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Regno Unito (oltre 9 milioni);
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Francia (quasi 8 milioni);
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Italia (poco meno di 6 milioni);
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Spagna (poco meno di 6 milioni).
Fonti:
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la Repubblica
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Corriere della Sera