Campania Segreta: Prata Sannita
Il borgo medioevale di Prata Sannita viene fatto risalire a prima dell’anno 1000, quando nell’863 l’antico nucleo abitato, Prata Piana, fu distrutto dai Saraceni. Gli abitanti superstiti cercarono scampo più in alto, arroccandosi sulla collina, e costruendo le abitazioni le une addossate alle altre, qualcuna addirittura scavata nella roccia, ed il borgo fu circondato da mura, imitando gli altri della zona. Ciò accadeva in epoca Longobarda; furono costruite alcune torri a scopo difensivo, e quindi il primo Castello, attorno all’anno 1000, ma non se ne hanno tracce.
Le prime risalgono al XIV secolo, quando la dinastia dei conti Pandone, i signori del territorio, fecero erigere il Castello come è adesso, in stile “Angioino”, con gli ampi e massicci torrioni circolari. Verso la fine del secolo successivo, per un breve periodo, in reggenza del figlio minore, il feudo fu governato da Ippolita d’Aragona. In quel periodo raggiunse la sua massima espansione, comprendendo l’odierna “Valle Agricola”, ed i feudi di Capriati, Fontegreca, Ciorlano, Pratella, Roccavecchia, Mastrati, Gallo e Letino.
Parlammo sommariamente di Prata nell’articolo su Capriati al Volturno, comparso sul numero di Q. di N. del 5 marzo 2019, e di quel che si nota attraversando il paese nuovo, cioè, su di ogni altra cosa gli stabilimenti dell’acqua minerale Lete.
L’antico borgo, dalla strada provinciale, si scorge appena, nascosto dal rigoglioso bosco che lo circonda, ma è segnalato, e la deviazione per raggiungerlo è estremamente agibile, e regala degli scorci bucolici. Prima di giungere al paesino, attualmente quasi del tutto disabitato, ci si para davanti uno splendido ponte in pietra, che traversa il fiume Lete, qui poco più che un torrente.
Di tipica costruzione medioevale, “a schiena d’asino”, era fondamentale per congiungere l’abitato alla valle di Alife, e tutto il circondario. Arrampicandosi per le ripide stradine, si gode della visita meravigliosa ad un affascinante borgo antico, praticamente intatto, per giungere infine al Castello. Per chi volesse evitare l’estenuante scalata, si può arrivare in cima anche in auto, ma la cosa perde gran parte del suo fascino. All’interno delle mura, sono visitabili il “Museo della cultura contadina”, la Chiesa di San Pancrazio, il Convento di San Francesco, la Chiesa Parrocchiale di Santa Maria delle Grazie, la Cappella di Santa Maria del Carmelo.
A farla da protagonista, con la sua imponenza, è il Castello. La fortificazione di origine Longobarda, venne rinforzata dai Normanni, il Signore fu Giordano, figlio di Rainulfo conte di Alife, ed ancora ampliata e dotata dei torrioni, per volontà di Carlo I d’Angiò, re di Napoli. Nel 1271, il Castello e la Baronia erano retti da Filippo di Villacoublai, che era anche il comandante delle truppe del Maschio Angioino, la cui costruzione, all’epoca, non era stata ancora terminata.
Si susseguirono nella signoria dei luoghi, i Capuano, i Sanframondo e i già citati Pandone. Poi ancora, le Famiglie Rota, Invitti e Scuncio, ma lentamente, dovuto ai cambiamenti dei tempi e delle strategie, il Castello si trasformò da opera bellica, in semplice, seppur lussuosa e storica, abitazione.