Il senso del Principe dopo la pandemia.
“Il Principe è soddisfatto”, così ha dichiarato Carmine Masucci amministratore del Museo Cappella Sansevero il 12 giugno u.s. quando, dopo la pandemia, si sono riaperte le porte di una delle meraviglie del mondo.
Una data particolare per la storia della Cappella, perché proprio il 12 giugno di trent’anni fa si inaugurò, dopo un lungo restauro, questa ‘prodigiosa antica opera’ – come la definì il Principe Raimondo De’ Sangro - consacrata alla Vergine e ‘amplificata’ dalla sua passione per la sapienza in un vero e proprio percorso di conoscenza guidato dalla bellezza.
“E più la guardo e più mi sembra bella”, ha infatti dichiarato Fiammetta Rutoli, diretta discendente del geniale Principe. Una mattina ricca di emozioni e di sorprese: già da Piazza San Domenico, prima di svoltare per via Francesco De Sanctis in direzione della Cappella, echeggiavano delle dolcissime note. Un violino e un violoncello accompagnavano i visitatori e le trepidazioni- come fosse il primo giorno di scuola – di tutto lo staff: “Come direttrice del Museo – dichiara Giovanna Miranda – sono onorata di essere qui a trent’anni dalla riapertura”.
E il violino di Fabiana Sirigu, il violoncello di Marco Pescosolido - affermati musicisti del Quartetto Flegreo che accompagna artisti del calibro di Eduardo Bennato, Antonello Venditti e Enzo Avitabile - con le note di Piazzolla, Morricone, Piovani e delle più belle canzoni classiche napoletane, hanno rallegrato i primi visitatori: turisti romani, siciliani, spagnoli e non è un caso che il primo a varcare la soglia sia stato un disabile. L’attenzione per le diversità ha sempre accompagnato con amorevole compartecipazione alcuni progetti della Cappella: le visite mirate per i sordomuti, il percorso formativo per gli autistici e altri ne sono in cantiere.
Questo soprattutto grazie alla sensibilità di Maria Alessandra Masucci, nipote del Principe: “Sono molto commossa; temevo, dopo questo periodo di grandi difficoltà, che potesse vanificarsi tutto l’impegno di questi trent’anni, ma oggi nell’accogliere i nostri primi visitatori penso si possa ricominciare, o meglio cominciare di nuovo e intravedo un futuro positivo, anche in vista di cambiamenti e di nuove aspettative”. Emozionata è anche Marita Francescon, moglie del Presidente, architetto. Ha saputo dare alla Cappella un elegante e originale tocco di modernità, con interventi di restauro funzionale all’interno del bookshop: “Dopo mesi filtrati dal web, è emozionante questo ritorno alla normalità”. Ma forse il più emozionato di tutti è proprio Fabrizio Masucci, Presidente e Direttore del Museo, nipote del Principe; è lui che senza confidarlo a nessuno ha voluto la musica dal vivo per un giorno importante come questo; è lui che -come sempre – ha con professionalità e cura recepito le ‘nuove regole’ dettate dal coronavirus, la nuova segnaletica, le nuove norme di visita.
La Cappella sarà aperta per questo iniziale periodo dal mercoledì alla domenica, dalle 10.00 alle 19.00, e saranno ammessi non più di 35 visitatori all’interno e sarà obbligatoria la prenotazione online. “La Cappella ha vissuto molte e diverse fasi nella sua storia, spesso anche dimenticate, ma ha sempre superato le avversità con forza, per e in questo luogo che è più forte di qualsiasi avversità. – ha dichiarato Fabrizio - E sarà un miracolo anche questa volta, supererà se stessa, come desiderava Raimondo. La Cappella sopravviverà anche a questa prova. E si festeggerà, come anche mio padre l’avv. Carmine desidera “.
Non solo, ne siamo certi, per ricordare l’atmosfera che si creò trent’anni fa, un avvenimento di cui si parlò a lungo: la musica nella Piazza, i buffet, le sfilate in costume, ma perché costituì un primo esempio di partecipazione ‘ attiva’ per la valorizzazione del centro storico da parte degli stessi abitanti, esempio dal quale poi nacque l’esperienza del Comitato per il Restauro della statua del Nilo e in seguito del Comitato Spaccanapoli. Nel 1992, Carmine Masucci, promotore del restauro, dichiarava: “Avevo fatto mia la sofferenza degli abitanti del centro storico per i disagi subiti durante i lavori di restauro della Cappella. Compresi che quel monumento lo sentivano proprio”. E ‘proprio’ era anche il Corpo di Napoli; l’Avvocato intraprese una nuova avventura: “ Dopo aver costituito un Comitato e distribuito migliaia di cartoline ai commercianti della zona, li ho invitati a sottoscriverle, versando un contributo anche modesto”. A rispondere furono in 7 mila con un incasso di 12 milioni di lire: con quei soldi la statua ritornò al suo antico splendore.
Testimone di quel magico momento, posso confermare l’interesse e la grande partecipazione che suscitò; ricordo che vennero persino dei sociologi dalla Germania per ‘osservare i fatti’. Come allora e come nel pensiero del Principe anche la ‘Cappella dopo – covid’ è e sarà sempre un punto di riferimento, una bussola, una luce per il Centro Storico e per Napoli tutta. Il Principe per me anticipa idealmente - nel voler perseguire i suoi progetti di dar ‘senso’ alla vita- la risposta che due secoli dopo il filosofo Martin Heidegger ha dato nel contrastare al dilagare del nichilismo e del potere ingestibile della tecnica, che non è ‘naturale’ conseguenza del nichilismo ma – lo sappiamo – se male compreso diviene arma innaturale per distruggere la presenza della autenticità nell’esistenza di ognuno. Allora, “L’arte è l’altro modo di porsi in ascolto e di narrare la vita”, dice il filosofo.
Anche Raimondo di Sangro lo suggerisce: l’arte è capace di andare oltre, oltre le definizioni, le cristallizzazioni, oltre il dominio di un pensiero dallo sguardo corto, come quello della nostra contemporaneità. Dopo il corona virus il Principe ha ancora tanto da dire e insegnare.
“Che fa l’aria infinita, e quel profondo
infinito seren? che vuol dir questa
solitudine immensa? Ed io che sono?”
(Canto notturno di un pastore errante dell’Asia, Giacomo Leopardi )