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La Gaiola, un patrimonio da tutelare

Scritto da Massimo Calise Il . Inserito in Vac 'e Press

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Da pochi giorni è stata riaperta al pubblico l’Area Marina Protetta della Gaiola gestita dalla CSI Gaiola ONLUS; per l'accesso, gratuito e contingentato, è necessario prenotarsi sull’apposito sito; la regolamentazione non ha mancato di suscitare polemiche, particolarmente virulente sulle reti sociali.

 


Molte polemiche, a mio avviso, possono essere inquadrate in una più generale insofferenza verso qualsiasi disciplina. Paradossalmente il Covid-19 ha fatto emergere, accanto ad una maggioranza responsabile, minoranze rumorose che hanno visto nelle regole, seccanti per tutti, una limitazione della loro libertà.

In particolare, la limitazione dell’accesso e della balneazione alla Gaiola, ha dato la stura a una serie di illazioni meschine perché immotivate, ad insinuazioni non argomentate e, tantomeno, provate. Infantili richiami alle proprie rimembranze sono spesso il pretesto per rivendicare un accesso incontrollato alla “mia spiaggia”, al “mio scoglio”. Qualcuno si è spinto ad equiparare la regolamentazione alla chiusura.

Difficile classificare, vista anche la loro genericità, le accuse: chi paventa un tentativo di “privatizzazione” dell’area, chi una gestione personalistica a vantaggio degli amici, chi, infine, chiede l’accesso libero per tutti.

È noto che l’equilibrio fra salvaguardia dei beni ambientali e la loro fruizione è un problema particolarmente evidente nelle aree costiere, e grandemente in quelle protette. Esse hanno una forte attrattiva turistica che può avere impatti negativi che possono compromettere l'ecosistema.
Ora la domanda è semplice, brutale: ci interessa salvaguardare l’area della Gaiola?

A chi risponde NO, evidentemente ho poco da dire! È difficile se non impossibile infondere a chi ne è privo civismo e interesse per i beni comuni. Un bene così particolare abbandonato a se stesso, all’occupazione incontrollata anziché alla fruizione gestita, è destinato al degrado. Ma, evidentemente, accecati da un egoismo miope, a questi signori non importa nulla.
A chi risponde SI mi permetto di suggerire di sostenere gli attuali gestori anche facendo, se necessario, critiche costruttive che potrebbero migliorare l’attuale gestione.
Poi, come spesso accade, potrebbero esserci moltissimi SI/MA. A costoro suggerisco di formulare le loro perplessità tenendo ben presente il fine ultimo: la salvaguardia di un bene naturalistico, storico, archeologico che rappresenta una ricchezza economica, ma soprattutto culturale, per noi napoletani.

Voglio solo accennare all’importanza che l’Area protetta ha per tutto il Golfo, per arginare i danni causati dall’inquinamento. Un esempio: uno studio del 2019 dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) ha rivelato come i fondali del Golfo siano pieni di rifiuti, in prevalenza materie plastiche.
Infine, la mia modesta e personale esperienza. Ho un ricordo: molti anni fa mi recai alla Gaiola; tanto mi impressionò il degrado, l’immondizia e gli escrementi, che decisi di non ripetere l’esperienza.
Poco tempo fa, saputo della nuova gestione, ho prenotato e ci sono andato; era di lunedì, il Centro Visite era chiuso e c’era solo l’opportuno controllo all’ingresso. Un’esperienza positiva che conto di ripetere, anche per conoscere qualcuno dei volontari impegnati nella gestione; sono persone da lodare e incoraggiare. Svolgono un ruolo indispensabile per sottrarre al degrado un luogo magico! Qualcuno lo vorrebbe occupabile loro, invece, lo rendono fruibile.
Regolamentazione non significa chiusura; senza regole non c'è fruizione ma una dannosa occupazione selvaggia!