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La trappola del referendum costituzionale

Scritto da Paolo Catanzariti Il . Inserito in Il Palazzo

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Sono state concordate le date del 20 e 21 settembre per l'election day che vedrà i cittadini chiamati alle urne per il referendum costituzionale sul taglio dei parlamentari, nonchè per le elezioni regionali in Campania.

 

In queste date i cittadini di tutta Italia saranno chiamati a decidere se confermare oppure respingere la riforma costituzionale, già approvata dalle camere, per la riduzione di circa un terzo del numero dei parlamentari.

In sostanza, con la vittoria del sì, i deputati alla Camera passeranno da 630 a 400, mentre il numero dei rappresentanti al Senato scenderà da 315 a 200. Con la vittoria del no la riforma verrebbe cancellata ed il numero di deputati e senatori resterebbe invariato.

Non è previsto il quorum del 50% più uno dei votanti, dunque a prescindere dal numero dei partecipanti il risultato sarà valido e la tornata elettorale confermerà la riforma oppure la abrogherà.

Perché bisogna dire NO al referendum sul taglio dei parlamentari?

Perché la crisi che vivremo nel post pandemia non sarà breve e non sarà semplice da superare. Ciò richiederà più democrazia e maggior rappresentatività. Invece l’Italia, sull'onda dello spettro dell'antipolitica che ancora aleggia nei cuori degli elettori, va verso un referendum trappola, che indebolisce il potere di rappresentanza del Parlamento, senza per altro intaccare minimamente il vero problema, cioè il sistema del bicameralismo perfetto, vero scoglio da superare per una Repubblica parlamentare del ventunesimo secolo.

Non facciamoci prendere in giro.

Il Parlamento nella nostra Costituzione è il cuore pulsante del sistema democratico rappresentativo.

Il numero dei parlamentari può essere efficacemente ridotto soltanto se si pone fine al bicameralismo cosiddetto paritario o perfetto, in cui, per l'approvazione di qualsiasi legge, Camera e Senato devono votare lo stesso identico testo, punti e virgole comprese, con un voto di maggioranza assoluta. In caso contrario si ritorna punto e accapo e la legge non passa. Solo differenziando le funzioni tra le due Camere e assegnando al Senato essenzialmente la funzione di Camera delle Regioni, così come originariamente stabilito dalla Costituzione, si potrà avere un'efficace riforma che ridisegni il funzionamento delle istituzioni, senza svilire il potere rappresentativo dei parlamentari.

Per altro, nell'intero complesso del bilancio di uno Stato, ridurre i parlamentari, così come previsto dalla riforma, farebbe risparmiare agli italiani il costo di 1 caffè all’anno.
Ma è davvero un risparmio? NO.

Una riforma così architettata, che non riforma effettivamente niente, ma che semplicemente taglia, non solo è inutile, ma può essere anche dannosa.
È estremamente pericoloso il concetto che vede un risparmio effimero, al costo di una riduzione di democrazia e rappresentatività. La democrazia e le istituzioni hanno un costo e questo costo va sostenuto. Difendere la nostra libertà e la nostra democrazia non ha prezzo, la politica non è soltanto un costo, ma è un anche un beneficio.

Non tagliamo la democrazia, bisogna dire NO.