Perché tagliare i parlamentari è più anti-democratico di quanto pensiamo
Il 20 e 21 settembre noi cittadini italiani siamo chiamati ai seggi per decidere se approvare o meno la legge sul taglio dei parlamentari.
La legge di revisione costituzionale, in seconda deliberazione, non ha raggiunto la maggioranza qualificata dei due terzi dei compenti di ciascuna camera, motivo per cui è stato indetto il referendum confermativo.
Il testo riguarda la modifica di tre articoli della nostra Carta Costituzionale in tema di riduzione del numero dei parlamentari.
Il referendum non prevede un quorum e quindi si procederà al conteggio dei voti validi indipendentemente dalla partecipazione o meno alla consultazione degli aventi diritto.
Molti sono gli accademici che si sono schierati dal lato del “comitato del No” contro la modifica costituzionale.
Tra questi il professore emerito di diritto costituzionale alla Federico II, Massimo Villone, che sostiene che tagliare il numero dei parlamentari andrà a togliere la voce a territori, gruppi sociali e soggetti politici rilevanti negli assetti democratici.
L’approvazione della legge andrebbe a colpire in primis la democrazia, nello specifico, la rappresentatività stessa dell’istituzione parlamentare e quindi la ragione per cui il Parlamento esiste.
La rappresentanza si pone a garanzia del pluralismo politico che con il taglio dei parlamentari verrebbe ridotto aprendo la strada verso una chiusura oligarchica.
Da sempre nei sistemi democratici, il Parlamento è quell’istituzione in cui si sviluppa il binomio autorità e libertà. Con la modifica costituzionale si andrebbe a svuotare questa istituzione della sua funzione cardine di luogo dell’elaborazione, di discussione e di controllo del governo.
Oggi più che mai, essendo svaniti i partiti di massa che, si ponevano come intermediari tra la domanda sociale e le istituzioni, i cittadini italiani hanno più bisogno della rappresentanza rispetto al passato poiché la domanda sociale della società è interpretata direttamente dai parlamentari.
Votando “no” si eviterà di lasciare senza voce un buon 15/20% del corpo elettorale italiano.