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La favola del Ponte sullo Stretto di Messina

Scritto da Mariano D'Antonio Il . Inserito in Vac 'e Press

ponte sullo stretto

Torna periodicamente all'attenzione dell'opinione pubblica la favola del Ponte sullo Stretto di Messina, un attraversamento stabile per passeggeri e merci che eviti i tempi di attesa e la durata del viaggio finora affidati ai traghetti.

E' stata nominata una ennesima commisssione di proposta e di studio composta di alti dirigenti delle amministrazioni pubbliche interessate, nonchè di scienziati e tecnici, che confronteranno le diverse soluzioni per collegare la Sicilia al resto del Continente: un ponte ad una o a più campate, un tunnel sottomarino adagiato oppure sospeso sul fondo del mare e cos'altro ancora la fantasia dei progettisti potrebbe proporre.

Siccome tra pochi giorni dovrà essere presentata una proposta per spendere le risorse rese disponibili dalla Commissione Europea col Recovery Fund, la gamma delle opzioni si restringe ad una esclusiva ipotesi: il ponte sospeso sulla Stretto ad una sola campata, cioè un unico appoggio realisticamente sul suolo, sulla sponta sicula, per evitare la minaccia delle scosse di terremoto distruttivo che avvengono nel sottosuolo del mare.

Quali sarebbero i vantaggi per l'economia dell'intera area che deriverebbero dalla costruzione di questo ardito manufatto? E quali gli eventuali inconvenienti? A prima vista i benefici superano di molto i costi dell'opera. Il tempo impiegato dalle persone e dalle merci sarebbe di gran lunga inferiore al tempo ora necessario servendosi dei traghetti. La sicurezza, cioè la bassa probabilità di incidenti, sarebbe ugualmente garantita. L'economia locale, della Sicilia. della sua agricoltura, avrebbe una possibilità inaudita di smercio e quindi di modernizzazione.

La costruzione del ponte rappresenterebbe poi una soluzione felice per la siderurgia, per lo stabilimento di Taranto, che è soffocato da una crisi rovinosa di sovraproduzione e di inquinamento ambientale che ne mettono a rischio la sopravvivenza produttiva e compromettono la salute della popolazione.

Ma allora tutta l'operazione del Ponte sullo Stretto sarebbe un successo? La risposta a prima vista è positiva. Anzi si direbbe che in condizioni normali l'Italia dovrebbe abbracciare incondizionatamente la soluzione del Ponte. Il guaio è che non siamo in condizionali felicemente normali. Subiàmo anzi i rischi, i pericoli dell'anormalità, dell'eccezionalità. Due sono gli aspetti tragicamente anomali del caso italiano: la frammentazione dei poteri, delle istituzioni pubbliche, e la presenza della criminalità organizzata.

E difatti tutto ciò che negli ultimi tempi c'è di nuovo, di positivo, di promettente, è frutto di uno sforzo eccezionale, della volontà di lavoratori, di amministratori pubblici, di studiosi, che si sono impegnati per realizzare un'opera pubblica, un traforo, un ponte, un'autostrada, da cui dipendeva il futuro del territorio e il benessere collettivo.

E gli anticorpi della legalità hanno ugualmente accompagnato questi sforzi che premiavano il lavoro, l'impresa, la cultura.

Perciò siamo attenti e vigiliamo per accompagnare con le buone pratiche, con l'incitamento, con l'appoggio morale gli sforzi della parte migliore della nostra società.