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Tenet: il film evento di Christopher Nolan che sconvolge e divide il pubblico

Scritto da Vitaliano Corbi Il . Inserito in Cinema & TV

Tenet Copertina

L'ultima fatica di Christopher Nolan, e mai come in questo caso il termine fatica è decisamente appropriato, si chiama "Tenet" ed è finalmente al cinema dal 26 agosto in Italia.
Innanzitutto cos'è "Tenet"? A che genere appartiene? Per il regista è uno spy movie che tende verso mete differenti. Potremmo azzardare a dire che "Tenet", in realtà, non appartiene a un genere ma è proprio un attraversamento di generi.


Si tratta di un'opera che sfugge alle categorizzazioni, un'opera costantemente in movimento che vive grazie al suo fluire inarrestabile.
È proprio qui che scaturisce un paradosso elettrizzante: l'unico modo per comprendere davvero l'intreccio narrativo/temporale del film, è arrestarlo, cristallizzandolo attraverso degli schemi, di fatto uccidendolo per afferrarlo.

Si scopre, così, che tutto quadra, che quasi niente è lasciato al caso, che di irrazionale c'è poco e che non servono un paio di lauree in fisica teorica per entrare nel meccanismo logico della trama, come sostiene una parte della critica cinematografica che accusa velatamente Nolan di essersi esposto in pubblico ad una nuova, ossessiva masturbazione.
Ora, i possibili discorsi da produrre sul film sono tantissimi e del resto le opere cinematografiche di Nolan risultano sempre analizzabili attraverso metodi diversi, capaci di creare dubbi, ipotesi, addirittura teorie, per lo più non confermate o respinte dal regista. Ma lascerei da parte queste pratiche sicuramente stimolanti, e un pizzico cervellotiche, per affrontare una questione urgente, forse la più sentita sia da parte del pubblico che dalla critica, una questione universale che "Tenet" solleva senza mezzi termini.
Qual è il criterio per giudicare una pellicola?

Pauline Kael è stata una critica cinematografica, forse la più famosa in assoluto negli Stati Uniti, ma molto poco conosciuta in Europa. É grazie a lei, in parte, se dagli anni sessanta gli intellettuali, dapprima americani, e poi di tutto l'Occidente, hanno abbandonato le gerarchie culturali fino a quel momento venerate e hanno abbracciato la cultura di massa.
La Kael sosteneva che l'unico criterio per giudicare un film doveva essere l'intensità dell'emozione provata durante la fruizione del prodotto: il giudizio, quindi, deve essere dato esclusivamente a primo impatto, senza mai rivedere il film, senza mai dargli una seconda possibilità.

A tal proposito sfido chiunque ad uscire dalla sala in cui è stato appena proiettato "Tenet" ed esclamare: "Ho capito perfettamente tutto il film", evitando di mentire spudoratamente.
Questo significa che dovremmo mal giudicare "Tenet"? Se per comprenderlo e amarlo avvertiamo la necessità di studiarlo tornati a casa, provando a decriptare per ore le scene, il regista ha fallito?
Un'ovvia risposta è che non si può fallire ciò che non si voleva ottenere e Nolan sapeva perfettamente la difficoltà estrema che avrebbe somministrato al suo pubblico, anzi, in "Tenet" vi è il deliberato proposito di mettere in crisi le nostre coordinate spazio-temporali, giocandoci ripetutamente, snervando e solleticando di continuo chi cerca di stare al passo con gli eventi in evoluzione, quindi, causando emozioni, anche fortissime, traumatiche, vicine al panico.
Per la Kael, allora forse, "Tenet" sarebbe stato un grande film e chissà se poi, dopo l'emozione in sala, non avrebbe fatto uno strappo alla sua rigidissima regola e avrebbe rivisto almeno una seconda volta "Tenet", magari sbirciando su internet per capirne qualcosina in più.