Le tre fasi Psicologiche dell’epidemia e la necessità di allentamento del contenimento.
I contagi giornalieri dal mese di Settembre ad oggi sono in aumento e non è soltanto una conseguenza della supposta immunità di gregge, della riapertura delle Regioni durante l’estate, dell’aumento del numero dei tamponi, dell’aumento degli asintomatici che inconsapevoli veicolano maggiormente il virus.
I contagi giornalieri aumentano perché le regole di contenimento dell’infezione ed il distanziamento sociale sono fattori di stress che iniziano a scuotere il nostro apparato psichico, che in questa fase dell’epidemia, sta mostrando gli effetti della mancanza degli interventi psicologici preventivi che sarebbero dovuti essere necessari durante e dopo il primo lockdown.
Ci troviamo, infatti, ad oggi difronte a tre Fasi psicopatologiche Covid-19 diverse: la fase traumatica, la fase intercritica e la fase stress correlato.
La fase traumatica ha avuto inizio con la chiusura delle Regioni a Marzo di quest’anno. Durante la fase traumatica, si registrava una forte preoccupazione collettiva circa il numero delle morti giornaliere, mentre il dato dei contagiati destava una minore preoccupazione. Questo perché, il nostro apparato psichico, come descritto da Freud secondo il modello della “vescicola vivente” viveva una perturbazione interna causata dalla “angoscia di morte. L’angoscia di morte veniva generata dall’incertezza della potenza dell’infezione, dall’ incapacità delle scienze mediche di risolverlo con cure adeguate, dall’inconsapevolezza della sua durata. Tale sentimento ha consentito una buona aderenza alle misure del distanziamento sociale e nel giro di pochi mesi il numero dei contagiati è progressivamente diminuito, così come il numero delle morti. Potremmo definire la fase traumatica anche come la fase della predominanza delle misure di DISTANZIAMENTO su quelle di contenimento. Lo stato di lockdown obbligava a rimanere in casa, per tale motivo sebbene l’angoscia di morte predominasse, il sentimento erotico sancito dalla vicinanza con i congiunti risultava compensativo, tanto da consentirci di uscire con buon profitto dalla prima fase dell’epidemia.
La fase intercritica, è stata caratterizzata da una parte dal vociferare vano degli esperti nei talk show televisivi e dall’altra dal desiderio feroce di riconquista dell’incontro libero con l’altro perso nella prima Fase. L’esistenza di una realtà traumatica precedente è stata pertanto totalmente negata, obnubilata, rimandata nella sua rielaborazione alla “calende greche”. In questa fase gli specialisti della salute mentale, stanchi e allo stesso modo travolti dalla necessità di portare avanti una già complessa continuità clinica, non sono riusciti a rielaborare il vissuto traumatico prontamente, aprendo loro malgrado le porte alla Fase Stress Correlata.
La Fase Stress correlato, iniziata con la fine dell’estate, mostra quanto le norme di CONTENIMENTO dell’infezione risultino fattori stressanti per l’intero apparato psichico umano, che nuovamente perturbato dalla fase intercritica fatica a rinunciare ad Eros, rappresentato dall’incontro fusionale con l’altro esperito durante la fase intercritica. In tale fase si può notare come questo desiderio erotico sovrasti l’angoscia di morte precedentemente esperita. Per tale motivo, l’aderenza alle misure di contenimento, risulta inconsciamente notevolmente fastidioso.
Alla luce di tali riflessioni si evince la necessità da parte degli Specialisti della Salute Mentale, e non solo, di incentivare quanto più il proseguimento di uno stile di vita quanto più vicino possibile a quello precedente l’epidemia integrando nel quotidiano le misure di contenimento come il lavaggio delle mani e l’utilizzo della mascherina. Contenere eccessivamente risulta tuttavia controproducente poiché innalza i livelli di stress psicofisico e predisponde al burn-out e al distubo post-traumatico da stress che a loro volta causano una ridotta aderenza alle regole che favorisce la trasmissione del virus.