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Luca Guadagnino arriva in tv con la miniserie “We are who we are”

Scritto da Vitaliano Corbi Il . Inserito in Cinema & TV

we are who we are

Non c’è bisogno di immaginare luoghi fantastici per provare a sognare in grande. Non è necessario inventare dei personaggi ideali, eroici, in cui rispecchiarsi per inseguire con la mente un viaggio impregnato di magia.

Non c’è niente di più poetico della vita reale: è questa la lezione che Luca Guadagnino impartisce con la sua nuovissima miniserie “We Are Who We Are”, dall’otto ottobre in onda ogni venerdì su Sky Atlantic.

La trama del primo lavoro televisivo di Guadagnino è molto semplice e se ci si limita a leggerla senza approfondire si corre il rischio di confondere un prodotto delicatissimo e originalissimo per il solito, ennesimo, teen drama fatto con lo stampino.

La miniserie è ambientata nel 2016, in una base militare statunitense a Chioggia, in Veneto, e i personaggi sono tutti gli abitanti di questo non-luogo così austero quanto etereo grazie alla rappresentazione rarefatta tipica del regista: soldati, figli di soldati e giovani italiani. Il fulcro della narrazione è un incontro, quello tra Fraser, un alternativo sedicenne americano e ultimo arrivato alla base e Caitlin, la sfrontata figlia afroamericana di un graduato fanatico di Trump. Quest’incontro è una specie di terremoto per la loro famiglia e per gli amici, ma soprattutto il rapporto tra i due non sarà mai e poi mai definito con un termine categorizzante, perché sfugge a ogni sterile definizione. Fraser e Caitlin sono innamorati, amici, alleati e tanto altro al tempo stesso.

Potrebbe darsi che “We Are Who We Are” nasce proprio dall’urgenza di raccontare al pubblico una relazione tra due esseri umani che è tutto e niente, preferendo la complessità dei desideri, degli istinti, piuttosto che le etichette tranquillizzanti.

Del resto tutti i personaggi della serie sono un non qualcosa: non sono americani, non sono italiani, sentono solo di non appartenere a nessun posto e la base militare è lo spazio perfetto per configurarsi come un laboratorio conchiuso in sé, con un ordine simbolico fortissimo, in cui la vita americana è trapiantata in Italia.

In ogni scena di ogni puntata emerge il godimento del regista nell’osservare l’altro, come quello vive, innescando nello spettatore il desiderio di sapere cosa succederà agli animi dei protagonisti più che cosa accadrà nel pratico, nei fatti.

È proprio nei dettagli che si scoprono i significati di “We Are Who We Are” e questo perché Luca Guadagnino è un abile architetto e designer del cinema, disegna le strutture narrative, i caratteri dei personaggi, e poi li trasforma in messa in scena senza dare, però, al risultato finale un impianto architettonico rigido e impenetrabile.

C’è un messaggio dirompente in tutto ciò, che ogni gesto cinematografico, ogni personaggio, sembra voler comunicare a chi osserva: sono quello che sono, accoglimi nella mia identità, senza mai rifiutarla.