Laboratorio Bagnoli di Emanuela Coppola
Il libro “Laboratorio Bagnoli” è stato presentato online il 6 novembre.
Si voleva che questa presentazione avvenisse in uno dei luoghi simbolo della città di Napoli e del quartiere di Bagnoli, il Parco San Laise (ex Area Nato). Purtroppo, a causa dell’emergenza sanitaria da Covid-19, ciò non è stato possibile. L’incontro online è stato coordinato da Marella Santangelo e sono intervenuti: Michelangelo Russo, Ugo Leone, Francesco Domenico Moccia, Maria Patrizia Stasi e Guglielmo Trupiano.
Il volume è il risultato di una ricerca condotta da Emanuela Coppola e verte principalmente sul confronto tra due aree urbane di Napoli: il grande progetto di trasformazione dell’area Ilva-Italsider, che stenta a decollare, e il Rione Giusso che, al contrario, sta assumendo sempre di più il carattere di una periferia urbana.
È dal 1993, data della chiusura della “Fabbrica”, che si parla del grande progetto di trasformazione urbana dell’area Ilva-Italsider che stenta a decollare, a differenza del quartiere storico che sta cambiando sempre di più, come mai era accaduto prima degli anni novanta.
Si tratta di un libro molto particolare: la prima parte del testo è il racconto storico-geografico di questo territorio che rappresenta la porta d’ingresso ai Campi Flegrei e la cerniera tra l’area napoletana e quella puteolana: dal progetto utopico di Lamont Young al quartiere operaio, dal processo di smantellamento della fabbrica al progetto di Parco Urbano.
La seconda parte del testo assume invece l’indole di un’indagine urbana e sociale in quanto nell’attesa di un rilancio che fatica a rivelarsi, con altri due colleghi urbanisti che abitano nel quartiere, Gilda Berruti e Giuseppe Bruno, negli ultimi tre anni si è realizzato un Laboratorio sulla qualità urbana che è diventato anche un laboratorio di ascolto ma anche “della memoria”. La terza parte sono i “segnali positivi” che si iniziano da qualche anno a leggere sul territorio dalla riapertura dell’ex area Nato al successo delle passeggiate identitarie, le Jane’s Walk Naples (evento ispirato a Jane Jacobs, un’antropologa e attivista statunitense le cui teorie hanno influito profondamente sui modelli di sviluppo urbano delle città nordamericane. Jane Jacobs diceva che «le strade e i marciapiedi costituiscono i più importanti luoghi pubblici di una città e i suoi organi più vitali. Quando si pensa ad una città, la prima cosa che viene alla mente sono le sue strade: secondo che esse appaiano interessanti o insignificanti, anche la città appare tale») fino al recente concorso per i 110 anni del Circolo Ilva di Bagnoli.
Il testo, inoltre, è definito “un lavoro corale”, dal momento che, per la stesura della seconda parte (l’indagine urbana), si è deciso di coinvolgere oltre duecento studenti sia delle scuole medie superiori che inferiori.
Lo scopo del progetto secondo l’Urbanista Emanuela Coppola è «Accrescere il senso civico dei giovani del quartiere che non devono abituarsi a subire il degrado urbano ma comprendere che un quartiere deve obbligatoriamente e necessariamente offrire spazi urbani vivibili».
Apprendendo l’insegnamento del “diritto alla città” si è voluto far comprendere che i luoghi in cui viviamo devono obbligatoriamente e necessariamente offrire spazi urbani vivibili e servizi pubblici efficienti.
E così, analizzando i percorsi casa-scuola, sono state evidenziate notevoli problematiche: dagli incroci pericolosi ai semafori spesso non sincronizzati fra di loro, oltre ai limiti di velocità non rispettati.
Inoltre, attraverso il confronto con le generazioni più adulte, si registra una perdita di memoria dei luoghi che hanno segnato la storia del quartiere come la Masseria Starza o la collina di San Laise; addirittura, la stessa area dove sorgeva la fabbrica ‘Italsider’appare ai giovani come un luogo avulso dal quartiere. In quest’ottica, oltre ad essere un laboratorio sulla qualità degli spazi urbani, il progetto ha funzionato per i ragazzi anche come un laboratorio sulla memoria.