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Dare un’anima all’economia globale: The economy of Francesco (prima parte)

Scritto da Rita Felerico Il . Inserito in A gamba tesa

Papa Francesco celebra la messa del giovedì santo a San Pietro foto LaPresse 720x0 c default

È l’evento che in novembre ha unito ad Assisi economisti, imprenditori, changemakink e tanti, tanti giovani

Come ha detto George Roter, fondatore di Engineers Without Borders, “Tutti hanno il changemaking nel proprio DNA, è solo questione di liberarlo”.

 

 Già all’inizio del 2019 Papa Francesco aveva esortato giovani economisti, imprenditori e changemakers di tutto il mondo a riflettere sui temi dell’economia, attraverso un’ottica analitica critica, alternativa e propositiva, in grado di offrire nuovi modelli di sviluppo nell’ambito del mercato economico e finanziario.

L’ appello, che ha mobilitato l’attenzione di tanti studiosi e premi nobel , doveva concludersi ad Assisi nel marzo di quest’anno, ma la pandemia ne ha procastinato le date finali, e dal 19 al 21 novembre u.s., in diretta streaming, si sono susseguiti incontri, lezioni, dialoghi di confronto che sono, ribadisce Papa Francesco, solo l’inizio di nuovi percorsi di cambiamento.

Il coinvolgimento dei giovani afferma il Papa “non è e non deve essere letto come una presenza strategica, tecnica, bensì funzionale; occorre pensare con loro e non per loro, al fine di ideare modelli economici che siano di tutti, che favoriscano uno sviluppo umano integrale “. E solo i giovani possiedono questa capacità di incarnarsi in modelli economici non distaccati dall’umano, senza pregiudizi e risentimenti, fornirci un nuovo sguardo di conoscenza.

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Occorre andare “dentro le cose, mostrarne le fragilità e i punti di forza, sporcarsi le mani per comprendere”, ribadisce Papa Francesco, e la crisi che stiamo vivendo è occasione per favorire questo approccio diverso alla realtà e il cambiare di rotta; “da una crisi non si esce mai uguali”, ribadisce ancora il Papa, e se così è, è più che mai necessario creare un immaginario positivo, in grado di farci intravedere un diverso modo di abitare il mondo, le città, la vita.

Non è un discorso utopico; la cultura ‘dello scarto’, a cui siamo abituati e a cui siamo spinti ad aderire, ci obbliga a vivere nello scarto ed è di questo che dobbiamo prendere coscienza : il profitto non è l’unica unità di misura del pensiero e dell’esistenza, anzi se sbagliamo il nostro rapporto con l’economia, sbagliamo il rapporto con la vita. La crisi pandemica non ha fatto altro che mettere in luce quello che già sapevamo, gli errori di cui ci siamo macchiati attraverso la pratica di una politica corrotta e egoica. Tutto questo lo abbiamo ignorato e pandemicamente riscoperto : il valore delle periferie, per esempio, dei centri minori, la qualità del verde cittadino, quanto e come l’inquinamento sporchi il nostro quotidiano e la nostra esistenza. In passato abbiamo compreso ma non ascoltato e il ‘sapere’ non ci ha dato la forza di cambiare rotta.

La vera innovazione di The Economy of Francesco è dunque proprio la presenza e la partecipazione attiva dei giovani, non elemento teorico o utopistico di azione, ma soggetto portatore di quella intelligenza emotiva del fare in grado di creare interconnessioni fra le cose e i livelli di conoscenza, un fare senza compromessi, senza patti ‘con il diavolo’. Oltre alla resilienza - tappa di un percorso – occorre in tempo di pandemia connettere il fare, mettere in moto – come dice il Papa – percorsi di intelligente interconnessione e creatività, anche apparentemente assurdi.

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I giovani non vogliono accogliere supinamente la nostra perdente eredità, vogliono cambiare il mondo. Un appello accolto e recepito dai tanti giovani che hanno   partecipato alle varie sezioni di lavoro , indicate ad Assisi come i 12 villaggi, quei giovani che un domani saranno imprenditori, professori, manager. La possibilità data da The Economy of Francesco, versione online, è stata quella di consentire ai giovani iscritti ( circa 3000 provenienti da ben 120 Paesi) di partecipare e condividere l'esperienza, il lavoro, le proposte e le riflessioni maturate nei mesi precedenti Assisi, nel lavoro di preparazione: 27 conferenze da maggio a ottobre trasmesse su facebook e youtube , scambio di opinioni in via telematica tra Italia, Argentina, Brasile, Costa d'Avorio, Corea, Portogallo, Camerun, Polonia, Colombia, Nigeria, Brasile, Spagna, Svizzera, India, Cile, Belgio, Irlanda, Sud-Africa, Botswana, Cuba, Messico, Filippine, Uganda e Pakistan.

La pandemia così non ha fermato i giovani ricercatori, imprenditori, operatori culturali, anzi ha moltiplicato il loro impegno, come hanno scritto in una lettera indirizzata al Papa : “ Anche noi viviamo questo tempo ( di pandemia ) come una lunga Quaresima, come un lungo Sabato Santo, che è il tempo del silenzio, della sospensione, ma anche della cura e degli aromi sui corpi feriti, in attesa della resurrezione. Il Sabato Santo è il tempo di Maria, delle donne, della loro diversa economia, che è economia di relazioni prima che di denaro e ricchezza. Noi non ci fermiamo. La crisi internazionale dovuta al coronavirus mostra ancora una volta come tutto sia interconnesso. Alla luce di questa esperienza drammatica, l’appuntamento che ci hai dato appare ancora più urgente e profetico. Da parte nostra, moltiplicheremo l’impegno, integreremo i temi, organizzeremo eventi ed incontri nelle forme possibili, coinvolgeremo altre voci e sensibilità. Incontrarsi sarà ancora più bello, per noi e per il mondo che ora più di ieri attende una economia diversa, a misura d’uomo”.

Già il Manifesto di Assisi, che in gennaio ha preceduto l’incontro di The economy, è frutto dell’idea di una economia a misura d’uomo, capace di integrare umano ed economico e possiamo affermare che rappresenti già un primo piano strategico e di visione comune , comune non solo per i firmatari del Manifesto. Obiettivo principale infatti è   la salvaguardia e la custodia della Terra, luogo di beni comuni , usati insieme, e di beni relazionali, cioè quelli che nascono per la qualità dei rapporti umani, individuali e sociali.

La tutela e la custodia della Terra è l’altro grande tema presente in The Economy of Francesco. Il direttore scientifico dell’evento Luigino Bruni , professore ordinario di Economia Politica alla Lumsa e coordinatore internazionale del progetto Economia di Comunione, dichiara : “C’è un pensiero dei giovani sulle questioni ambientali ed economiche che è molto più avanti del pensiero degli adulti e che va preso molto sul serio, i giovani sono più sensibili allo spirito dell’Oikonomia di Francesco ( riferito al santo ) e soltanto i giovani la possono realizzare”.

(L’articolo si è avvalso delle informazioni tratte dal sito The economy of Francesco).

Per saperne di più:

Dare un’anima all’economia globale: The economy of Francesco (seconda parte parte)