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Curzio Malaparte

Scritto da Antonio Capotosto Il . Inserito in Port'Alba

Malaparte

Pseudonimo dello scrittore Kurt Erick Suckert (Prato 1898-Roma 1957). Volontario nella Prima Guerra Mondiale, aderì al partito fascista, dal quale fu espulso. Frutto delle sue esperienze di guerra è ‘La rivolta dei santi maledetti’(1921), in cui esalta la rotta di Caporetto e, indirettamente, il ‘Ritratto delle cose d’Italia’ (1928), dove intuisce il nesso tra la ribellione popolare avvenuta a Caporetto e il Risorgimento.

 

Sviluppò poi, con spirito di acceso e compiaciuto polemista, la propria tematica centrata sul regionalismo, la toscanità, la politica concepita come avventura, il tentativo di definire i caratteri della “civiltà” italiana, in polemica con la tradizione culturale novecentista, fortemente influenzato dall’ideologia di un fascismo letto come ribellista e antiborghese. Uscito dalla rivista ‘Novecento’ nel 1927, aderì al gruppo di ‘Strapaese’, che rivendicava una letteratura realista e nazionale, frutto di una realtà “schietta e paesana”: programma di rinnovamento realista in superficie, conservatore nella sostanza, che permarrà in questa sua connotazione essenziale nell’esperienza successiva di ‘Stracittà’.

La formazione strapaesana affiorò nell’avanguardismo in ritardo della rivista ‘Prospettive’, che Malaparte fondò nel 1937 e che ospitò, tra le altre, le istanze dei giovani ermetici. L’iter biografico e culturale di Malaparte è stato vario e animato dal gusto del clamore e da esperienze culturali e politiche spesso apertamente contraddittorie. Come saggista, Malaparte, in ‘Italia barbara’ (1925), si è espresso acutamente sul <<dramma del nostro Seicento>>, in contrasto con le posizioni del Croce.

Autore di molte opere narrative, tra cui ‘Kaputt’ (1944) e ‘La pelle’ (1949), ha dato prova di una prosa tagliente, incline al bozzetto e rivolta a taluni aspetti di costume dell’Italia del secondo dopoguerra. Ha scritto inoltre ‘Technique du coup d’état’ (1931), ‘L’arcitaliano e tutte le altre poesie’ (1953), ‘Maledetti toscani’ (1956), ‘Racconti italiani’ (1957). Fu anche regista e sceneggiatore cinematografico di un film polemico e insolito ma frustrato da un enfatico simbolismo, ‘Cristo proibito’ (1951), e giornalista (condirettore 1929-31, de La Stampa; collaboratore, con lo pseudonimo di Candido, del Corriere della Sera), anticipando in Italia il gusto del rotocalco.