La Cancel culture nel cinema (prima parte)
Sembra che una nuova ideologia si stia rapidamente imponendo nelle società occidentali. In un’epoca come la nostra, che appariva fortemente caratterizzata dall’assenza stessa di ogni tipo di ideologia e da un suo progressivo disfacimento, ecco emergere il politicamente corretto; e con lui, tutta una serie di atteggiamenti, azioni e misure socio-politiche, in grado di formare una nuova cultura: la cancel culture.
Douglas Murray, giornalista polemista e celebre firma dello Spectator, ha scritto un saggio dal titolo “The Madness of Crowds”, in cui riflette su questa deriva del progressismo liberale e su come, per certi versi, la sinistra progressista, negli ultimi anni, si sia molto impegnata a favore di una crociata politicamente corretta che investe tantissimi ambiti sociali.
Si può, quindi, parlare del politicamente corretto come una nuova ideologia?
Sembrerebbe di sì, se pensiamo al fatto che, oggi, nel cinema di Hollywood, nell’industria cinematografica americana, ogni film in uscita è passato al setaccio e rischia veramente grosso. L’accusa di omofobia è dietro l’angolo, così come l’accusa di promuovere il suprematismo bianco. Tuttavia, si tratta di un discorso piuttosto spinoso, perché avviene all’interno di un campo complesso: quello dell’arte.
A finire nel mirino del politicamente corretto sono anche i film classici di animazione usciti anni e anni fa. La notizia più recente riguarda il film “Space Jam 2”, seguito del celebre “Space Jam”, uscito nel 1992, in cui i Looney Tunes affiancavano Michael Jordan. Oggi, la scena tagliata fuori dalla sceneggiatura del secondo capitolo, è quella in cui la puzzola Pepé Le Pew molesta l’attrice Greice Santo.
Nella scena incriminata Pepé Le Pew si avvicina all’attrice, seduta al bancone di un bar, e comincia ad approcciarla fastidiosamente, finché la Santo gli rovescia un drink in faccia. Infine, LeBron James si occupa di badare alla puzzola.
Ancora una volta possiamo notare come Pepé Le Pew sia un personaggio dei Looney Tunes che viene sempre ridicolizzato per questo suo modo di fare.
Il New York Times, però, si indigna e pubblica degli articoli in cui la scena è brutalmente condannata; finché Pepé Le Pew è fatto fuori, nonostante, a ben vedere, quel personaggio servisse a criticare ogni forma di sex assault.
La stessa Greice Santo si è dimostrata molto dispiaciuta della decisione di cancellare il suo “molestatore” e, addirittura, ha offerto 100mila dollari per ottenere una copia della scena eliminata.
Si tratta di un neopuritanesimo anche piuttosto contraddittorio, perché mentre da un lato cerca di spingere gli individui a esprimersi sessualmente come vogliono, e mentre cerca di normalizzare l’aspetto fisico e il corpo delle persone anche se provocante, nello stesso tempo ha molta paura dell’abbigliamento di Lola Bunny, la coniglietta di “Space Jam 2”. Il regista Malcolm D. Lee si è ritrovato costretto a ridisegnare l’outfit di Lola Bunny, mettendole una canotta abbastanza lunga da coprirle il vitino e dei leggings ad avvolgerle le forme delle gambe.
La domanda è: qual è il problema se si vuole ironizzare, attraverso un film d’animazione, riguardo allo stereotipo della donna seducente, della femme fatale, con quelle forme fatte con lo stampino?
Ma il caso di “Space Jam 2” non è l’unico. Prima di questo, c’è stato il caso Speedy Gonzales. Il topo d’animazione è stato accusato di incarnare uno stereotipo ispanico, dalle grandi testate giornalistiche statunitensi. Il paradosso sta nel fatto che la stessa comunità latina è rimasta molto delusa dall’ipotesi di cancellare Speedy Gonzales, che ha sempre rappresentato l’eroe dei bambini nell’ambito dell’animazione.