Sam Harris sull’Islam radicale e i diritti umani
La discussione sull’Islam e sui diritti umani non smette di essere attuale. Anzi sembrerebbe che, anno dopo anno, questi due temi si carichino di un’importanza vitale per le società occidentali.
Nel 2014, Sam Harris, filosofo, saggista e neuroscienziato statunitense, aveva parlato nel corso del Bill Maher Show di quanto fossero diffuse le idee radicali all’interno della comunità islamica. Le riflessioni di Harris appaiono, a distanza di sette anni, fortemente critiche e illuminanti, soprattutto alla luce del fatto che Occidente e Islam continuano a non godere di ottimi rapporti.
Dunque, quando si fa notare che, spesso, nel mondo musulmano i principi liberali (la libertà di parola, la libertà di praticare ogni religione senza paura di subire violenza, il lasciare una religione senza ritorsioni, l’uguaglianza per le donne e per le minoranze) sembrerebbero mancare, c’è sempre qualcuno pronto ad aggredire il sostenitore di una tale “follia”. Secondo Sam Harris, infatti, i liberali hanno sbagliato sulle “teocrazie”; criticano le teocrazie bianche, criticano i Cristiani e continuano ad agitarsi per le violenze antiaborto del 1984. Ma quando si vuole parlare del trattamento, nel mondo musulmano, delle donne, dei gay, dei liberi pensatori e degli intellettuali, gran parte dei liberali accettano totalmente il meme dell’islamofobia, scambiando qualsiasi critica all’Islam con il bigottismo contro le persone musulmane.
Posto che esistono 1.5 1.6 miliardi di musulmani, Sam Harris invita a immaginare dei cerchi concentrici: al centro i Jihadisti, ovvero persone che si svegliano la mattina con l’idea di uccidere gli apostati, essendo disposti a morire per farlo e credendo nel paradiso e nel martirio. Fuori da questo cerchio ci sono i fondamentalisti, persone che credono allo stesso modo nel martirio, nel paradiso e che vogliono diffondere la loro religione al resto del mondo, ma si piegano al sistema. Quindi, non si farebbero esplodere su un bus perché vogliono cambiare i governi usando la democrazia contro sé stessa. Questi due insiemi non sono una piccola frangia: rappresentano il 20% del mondo musulmano. Inoltre, Harris fa notare che il 78% degli inglesi musulmani ritiene che i fumettisti danesi dovrebbero essere perseguiti. Fuori dai due insiemi precedentemente descritti ci sono, poi, i musulmani conservatori che non si sentono rappresentati dall’ISIS, sono terrorizzati da questo, ma che hanno delle opinioni sui diritti, sulle donne e sugli omosessuali che sono profondamente problematiche. Non si tratta di Jihadisti o fondamentalisti ma, in realtà, i conservatori vorrebbero che donne e omosessuali restino in pura miseria.
Dall’analisi di Harris, emerge che ciò che è davvero essenziale, per noi Occidentali, è incoraggiare i veri riformatori nel mondo musulmano, così da cambiare le cose. Possibilmente, evitando di mentire sul collegamento tra la dottrina e i comportamenti.