Arena televisiva e aborto: sfruttare il dibattito mediatico per combattere i taboo
Sempre più schiavi di un mondo in cui i social e la tv popolare fanno da protagonista, i programmi trash diventano arena di dibattito di temi delicati come l’aborto.
È questo quello che è accaduto in una nota trasmissione televisiva in cui lo stesso presentatore, in riferimento ad una vicenda scherzosa relativa l’accoppiamento di due cani di diversa taglia ha affermato “Noi siamo contrari all'aborto in ogni sua forma, anche quello dei cani non ci interessa.”
Parole probabilmente pronunciate con leggerezza che hanno scatenato l’indignazione di molti, in particolare delle donne che hanno duramente lottato e ancora combattono perché l’interruzione di gravidanza volontaria sia un diritto, una scelta a pieno titolo senza replica o giudizio altrui.
Il diritto all’aborto, ottenuto in Italia il 22 maggio del 1978 sembra essere ancora oggi un taboo; troppi sono gli obiettori di coscienza che si rifiutano di praticarlo sulle pazienti, troppe sono le persone che esprimono pareri non richiesti su decisioni e corpi di cui non sono né responsabili, né padroni.
Il noto slogan femminista del ’68 dichiarava “L’utero è mio e lo gestisco io”. Ma se così è, come è possibile che in una prima serata di una tv generalista, ci si conceda la libertà di esprimere delle parole che non sono più un’opinione personale, ma hanno il sapore di una vera e propria sentenza?
Le parole taglienti come lame questa volta non solo hanno ferito gli altri, ma sono tornate come un boomerang addosso al presentatore stesso. In questi giorni si è assistito ad attacchi feroci nei suoi confronti da parte dell’opinione pubblica: giornalisti e non hanno sentito la necessità di replicare e a loro volta giudicare. Una demonizzazione e un accanimento dilagante e diffuso in un mondo in cui haters e leoni da tastiera hanno una forza e un potere direttamente proporzionale al numero dei followers. I social e la tv degli opinionisti offrono a tutti la possibilità di aprire bocca liberamente e con leggerezza, senza previa riflessione o consapevolezza. La sfrenata ricerca di attenzioni, la voglia di replicare ad ogni costo offuscano il tema principale del dibattito: il diritto all’aborto diventa semplice sfondo di uno spettacolo mediatico, svuotato della sua reale importanza.
Ma se l’attacco e la critica sono il solo modo per portare a galla un argomento altrimenti sepolto da mille silenzi, ben vengano le discussioni televisive e le frasi infelici se fungono da punto di partenza per fare luce, se pur fioca, su quelli che in un’era più che moderna dovrebbero essere ben altro che dei taboo.
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