Chiaia, non solo baretti, ma anche e soprattutto mostre
Dopo un lungo letargo la sirena Partenope si è risvegliata, e la città ferve di eventi. Mostre, vernissage ed inaugurazioni sono ovunque, in ogni luogo ed in tutti i quartieri.
A Chiaia, zona dove sono nato e vivo, basta uscire di casa per accorgersi che non è un’anticipata atmosfera natalizia a riempire le strade ed i vicoli, ma una voglia di vivere, rinnovata e rafforzata, dopo i mesi di ritiro obbligato. La gente ha voglia di uscire, di incontrarsi, di novità. Percorrendo via Fiorelli incontro uno spazio espositivo, “Le quattro pareti”, dove Maria Giovanna Villari vuole cominciare un nuovo discorso artistico, e con la collaborazione di Gilda Damiani ci propone una nuova idea di sacro e profano con “Cosmo sacro”, un originale ed elegante accostamento di due artisti: Lucia Vecchiarelli e Christian Reale.
Lucia, artista poliedrica, ci ripropone le sue opere, già presentate al PAN di via dei Mille nell’ambito della mostra collettiva Napoli Expò Art Polis del 2019, una serie di sculture ed istallazioni in metallo e ceramica, dal titolo “Microcosmo fluido”. L’intero lavoro è un omaggio a Giò, il marito dell’artista, prematuramente scomparso.
Meccanico e preparatore di motori da competizione, lascia nell’animo e nel cuore di Lucia un ricordo indelebile, che lei rivive, in una catarsi della sua dolorosa perdita, utilizzando bielle, pistoni, cilindri ed ingranaggi vari, recuperati nella sua officina, mischiandoli a figure di ceramica o di metallo, in un estremo atto d’amore. La curatrice della mostra, li mescola magistralmente ai lavori di Christian, che ricicla immagini sacre, svecchiandole con cornici ed altri originali accorgimenti dai colori “shock”.
“Sacro popart” incontra l’amore delle sculture vagamente futuriste del “microcosmo fluido” della Vecchiarelli, in quello che risulta essere un miscuglio magicamente riuscito.
Doveroso è parlare della ripresa della stagione espositiva di Intragallery, in via Cavallerizza, con “Bòcklin project”, di Lapo Simeoni. Qui l’artista ripercorre un suo personalissimo viaggio di rivisitazione dell’opera del suo maestro, il pittore svizzero Arnold Bòcklin. Come lui, ha la sua ispirazione a Roma, a quasi 150 anni di distanza, dopo la perdita della madre, evento che influenzerà la sua carriera artistica. Lapo si ispira soprattutto a due quadri del pittore svizzero, “Colli Albani” e “L’isola dei morti”, e come il suo maestro, ne dipinge più versioni, giocando sui grigi ed altre tinte cupe. La sua opera non ha il semplice scopo di omaggiare A.B., ma soprattutto quella di stravolgere le regole temporali, viaggiando attraverso due secoli e le varie fasi artistiche che si susseguono, così creando un immaginario Museo della pittura.
Dulcis in fundo, “last but not least”, passiamo da “Wespace”, a vico vasto a Chiaia, dove nello stesso week-end, c’è la bi-personale di due artisti, Gianni Coscione e Pasquale Musella.
Nel lungo stanzone espositivo di Willi Santangelo, le opere sono disposte ai due lati, come se si fronteggiassero in un’immaginaria partita a tennis. Ma non è una sfida, piuttosto una mera esibizione, di due persone che si sono rincorse ed incontrate, come recita la locandina dell’evento, per un’intera vita. Gianni e Pasquale giocano, uno batte con un colorato aerografo, l’altro risponde con veduta di Napoli, e di nuovo le figure femminili, sempre molto sexy, di Coscione, rispondono con assoli di chitarra che non si fa fatica ad immaginare rock, molto rock ed assolutamente rock. E Pasquale, dopo un omaggio ai Rolling, cala un Re di cuori.
E così va avanti questo discorso che ha le sue radici negli anni ’70, da dove entrambi partono. Gianni Coscione, fotografo e grafico, dopo 40 di pubblicità, abbandona l’aerografo, e si affida al computer, ma è solo per comodità che entra nella tecnologia del XXI secolo, la sua anima resta sempre quella che rimase folgorata dai paesaggi fantastici di Roger Dean, sulla copertina di quel mitico disco degli Yes, che comprò da ragazzo, ed ancora risuona nel suo animo di eterno ragazzo.