La filosofia e il mito dell’auctoritas
Accade spesso, in ambiente accademico, che alcuni pensatori siano protetti dal mito dell’Auctoritas. Il canone del pensiero occidentale abbonda di esempi illustri, autorità indiscutibili, filosofi irraggiungibili.
Ma la venerazione degli autori è l’anticamera dell’autoritarismo: l’idea che la verità sia stata rivelata dal profeta di turno, che l’utopia sia possibile qui ed ora. È proprio in nome delle grandi utopie (o dis-topie) che sono state consumate le più grandi atrocità della storia umana.
Vissuto lungo tutto il secolo breve, testimone della crudeltà dei regimi totalitari, Popper decise di dedicare la sua ricerca filosofica allo smascheramento dei “falsi profeti”, quei pensatori tanto osannati dalla discussione accademica quanto responsabili delle idee più meschine e antidemocratiche che animarono le ideologie del ‘900.
Il primo, grande, idolatrato ‘falso profeta’ per Popper fu proprio Platone. “Platone fu il Giuda di Socrate”, sintetizzò G. Ryle. Dell’insegnamento del suo maestro, non solo non imparò nulla, ma ne sovvertì l’intero messaggio.
Mentre Socrate, da democratico radicale, promuoveva la ricerca della Verità attraverso il dialogo, Platone, da conservatore, era fermamente convinto che la Verità fosse immutabile e perfetta, da ricercarsi al di là del mondo sensibile. La Verità è stasi. Ogni mutamento sociale è corruzione e decadenza.
Ma Platone fu anche avversario dell’egualitarismo di Pericle e delle idee anti-schiaviste ateniesi.
L’individuo, per il filosofo, è assolutamente irrilevante; alla Verità “totalitaria” interessa il Tutto, lo Stato, la collettività. “Giustizia” non è assicurare al singolo un trattamento equo, ma proteggere la rigida divisione per classi delle società antiche, primordiali e non corrotte. Garantire la perfetta stabilità dell’apparato statale. E se i filosofi sono gli unici a poter indagare la Verità, è giusto che siano loro i “Re” della nuova Repubblica. Una casta di non-eletti che governa con assoluta autorità. Lo espresse bene Hoernlé, «i filosofi-re e i loro ausiliari sono sostanzialmente l’analogo del dittatore moderno e del fedele, sia il partito comunista, il partito fascista, o il partito nazionalsocialista.