Campania segreta: Ercolano – seconda parte
I capolavori che venivano alla luce l’uno dopo l’altro impressionarono a tal punto Sua Maestà Carlo di Borbone, che organizzò un museo all’interno della Reggia di Portici per esporle, ed incaricò il primo ministro, Bernardo Tanucci, di curare la pubblicazione delle “Antichità di Ercolano esposte”, una serie di volumi che le descriveva minuziosamente. Le opere ebbero un tale successo, che divennero fonte di ispirazione principale e fondamentale, per l’arte dell’epoca.
Tuttavia l’interesse regale non impedì il saccheggio sistematico di statue e vasellame vario, e grande protagonista ne fu quel Lord Hamilton, ambasciatore Britannico presso il regno, lui che, nonostante le sue spiccate e note tendenze omosessuali, sposò una bellissima donna proprio per poter usufruire del mercimonio dei di lei favori sessuali, figuriamoci se si fece specie di trafugare, tramite corriere diplomatico, ogni ben di Dio che acquistava per un tozzo di pane dai contadini locali; ce ne parla in termini fin troppo espliciti Susan Sontag, nel suo “Sotto il vulcano”.
Hercolanum visse il suo periodo di massimo splendore con il senatore Marco Nonio Balbo, pretore e proconsole di Creta e di Cirene, tribuno della plebe nel 32 a.C., egli abbellì la città e costruì molti edifici pubblici, e risalendo dalla spiaggia, il primo luogo che si incontra è la terrazza che ne porta il nome, con l’ara funeraria a lui dedicata, e la statua che lo raffigura. Su di un lato di questa si aprono le Terme Suburbane, sull’altro l’accesso al sacello di Venere e dei Quattro Dei, Minerva, Nettuno, Vulcano e Mercurio, con i loro bassorilievi marmorei.
Risalendo per il V cardo, sulla sinistra si apre l’ingresso della Casa dei Cervi, cosiddetta per il ritrovamento di gruppi marmorei raffiguranti cervi inseguiti da cani, e sulla destra la Casa di Telefo, che prende il nome del figlio di Ercole, mitico fondatore della città, per il rilievo in marmo che, insieme ad altre sculture di pregio, l’adorna. La Villa era collegata alla attigua Casa della Gemma, e costituiva un unico complesso, disposto su tre livelli che affacciava direttamente sulla spiaggia, e sembra appartenesse a M.N. Balbo stesso.
Continuando a risalire il cardo, si incontrano le prime osterie, chiamate “Thermopolium”, la Taberna di Priamo e la Grande Taberna. E subito dietro l’angolo, sul Decumano Inferiore, la “Taberna Vasaria”, una bottega dove si fabbricavano e vendevano le anfore. La grande palestra, la Casa dal Gran Portale, ed una serie di case con giardino, riccamente affrescate, e questi dipinti, purtroppo solo pochi in buono stato, sono rappresentativi degli stili pittorici romani (secondo stile, terzo e quarto stile).
In fondo al Decumano Massimo, troviamo ciò che è stato riportato alla luce di uno degli edifici più interessante di tutta Ercolano antica: la sede degli Augustali. Gran parte di questo luogo dedicato al culto di Augusto, resta ancora sepolto sotto la città nuova, ma già i Borboni, attraverso quel sistema di cunicoli di cui si è parlato nella prima parte, lo avevano raggiunto ed esplorato. Qui si riunivano i “liberti”, ed era il luogo dove si inserivano nella vita sociale, dedicato non solo ad Augusto, ma al mito degli Imperatori elevati al rango divino. I più bei dipinti, le iscrizioni e le statue, oggi si trovano al MANN, come quelle poste sul fondo dell’esedra, di Tito, regnante al momento dell’eruzione, in cui si fermò l’orologio di Hercolanum, posta tra quelle di Claudio e Augusto.
Continuando a discendere verso il mare e l’uscita, si incontrano ancora “Thermopolium”, a testimonianza della vita fervente ed il grande movimento commerciale che qui regnava, come a Pompei, ed in tutte le grandi città romane dell’epoca, e poi ancora Terme, maschili e femminili, dove si possono ammirare significativi mosaici.
Molto interessanti sono la Casa di Nettuno ed Anfitrite, e la Casa dell’Atrio a Mosaico, per i loro affreschi e ricchi mosaici, ma questa è un’opinione personale, perché ovunque c’è qualcosa di magnifico, che da solo giustifica la visita, e non resta che complimentarsi con “paErco”, ed augurarci che al più presto sia visibile anche la Villa dei Papiri, attualmente chiusa al pubblico.
Per saperne di più: Campania segreta: Ercolano – prima parte