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Una cartella vi seppellirà

Scritto da Giuseppe Pedersoli Il . Inserito in Il Palazzo

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Uno slalom tra scadenze di cartelle, rottamazioni, rateazioni che avrebbe impegnato il miglior Alberto Tomba. Mille paletti per capire come, quando e quanto pagare, se ancora si può pagare, ad Agenzia delle Entrate Riscossione, la ex Equitalia (per non confonderla con l’Agenzia delle Entrate “normale” mi sia consentito di chiamarla, in queste poche righe, col vecchio nome).

Sulla home page di Equitalia è in evidenza il calendario dei termini per versare il dovuto, distinto per tipologia e anno di riferimento: saldo e stralcio, rottamazione, rateazione. A ciò si aggiunga una pioggia di “avvisi di intimazione”, sedici milioni in tutt’Italia, di cui buona parte è destinata ai cittadini campani. Più che di intimazione gli avvisi sono minatori: cinque giorni di tempo per pagare, se no si procederà con la cosiddetta “esecuzione forzata”. In alto a sinistra, Equitalia – Riscossione precisa che gli uffici di Napoli in via Bracco n. 20 non sono aperti al pubblico.

I più fortunati potranno provare a chiedere un appuntamento on line, ma le probabilità di successo sono simili a quelle di una vincita al superenalotto. L’unico modo per tentare uno stop alla mannaia dell’esecuzione forzata è un “ricorso con mediazione” che, almeno, per novanta giorni, ferma il meccanismo (se si tratta di questioni fiscali nei limiti degli importi previsti dalla legge) Per i napoletani scaramantici, il paradosso è che per la mediazione l’articolo di riferimento della legge sia il n. 17. A quel punto la domanda nasce spontanea: posso rimettermi in carreggiata pagando gli arretrati? In attesa di una ri-calendarizzazione delle scadenze che pare soltanto il partito di Matteo Salvini stia chiedendo, insieme a una “rottamazione quater”, col machete (e con gli sci, come detto) ci si deve addentrare nella giungla delle scadenze. Senza dire che se sei decaduto da una rottamazione (perché non hai pagato in tempo le rate) puoi eventualmente chiedere il rateizzo di altre cartelle (cioè non di quelle della rottamazione decaduta); se invece a “decadere” è stato un semplice rateizzo, per chiederne un altro sei invitato a saldare prima il conto precedente. Sempre se il debito complessivo non supera i 60 mila euro, altrimenti tutto si complica ulteriormente. Tutto questo, con scarse possibilità di dialogo con un addetto allo sportello per sapere se ragionamenti seguiti e calcoli effettuati sono esatti.

Eppure il biennio abbondante di pandemia è innegabile. Chiedere a un ristoratore, al titolare di un bar che per tanti mesi sono stati chiusi, di saldare gli arretrati in poco tempo è follia pura. Gli imprenditori sembrano intenzionati a pagare ma il coro è unanime e dovrebbe superare gli uffici di via Bracco per arrivare a Governo e Parlamento: ricominciamo da capo, vi vogliamo pagare ma concedeteci nuovi piani di rateizzo, se no come facciamo? Il molto modesto parere di chi scrive è che Mario Draghi, definito da alcuni “curriculum ambulante”, non possa mai realmente calarsi nei panni di chi si guadagna da vivere con partita Iva.

Chi percepisce ogni mese, in automatico, 30, 40 o anche 50 mila euro non capirà mai che forse non hai pagato i contributi Inps dei tuoi dipendenti perché tra i contributi e gli stipendi hai scelto di pagare i secondi. O che hai “mandato indietro” l’Iva da versare perché la banca si è rifiutata di acquistare i tuoi crediti fiscali che hai acquisito da un condominio per i lavori eseguiti: bonus e super bonus, dopo le dichiarazioni del premier, sono di fatto bloccati.

Eppure l’Italia è il paese dei rinvii, delle proroghe e del volemose bene. Bilanci consuntivi e preventivi dei comuni, ad esempio, sono alla terza o quarta proroga, per non parlare di riforme che giacciono nei cassetti da decenni. Amara riflessione: Elon Musk, il “papà” dell’auto elettrica Tesla, ha minacciato di licenziamento i manager che intendono avvalersi dello smart working senza presentarsi in azienda. Qualcuno può spiegarci perché a Napoli e in Campania è così difficile – quasi impossibile – discutere in presenza con un impiegato di Equitalia? Salvo decreti dell’ultim’ora, una cartella (o un avviso di intimazione) ci seppellirà. Altro che risata.