Rivoluzione inglese del 1642- 49 (prima parte)
Grandioso movimento, avvenuto tra il 1642 e il 1649, le cui origini rimontano al tentativo eseguito nel corso dei secoli da parte del potere regio di ridurre o soffocare le libertà accordate agli inglesi con la ‘Magna Charta’ (1215) e con provvedimenti successivi.
Tali tentativi, spesso riusciti coi sovrani della casa dei Tudor (Enrico VIII, Maria la Cattolica ed Elisabetta), furono ulteriormente effettuati e addirittura teorizzati, sostenendo la validità della monarchia di diritto divino, da Giacomo I Stuart, il quale però se cercava di annientare i poteri del Parlamento nulla faceva sul terreno pratico per render effettivo tale scopo e soprattutto non comprendeva che a tale fine occorreva organizzare un esercito stanziale come l’esperienza degli Stati continentali dimostrava.
Il conflitto con la Camera dei Comuni, rappresentante d’una borghesia mercantile sempre più prospera dopo le gravi sconfitte navali subite dalla Spagna, scoppiò apertamente con Carlo I, successore di Giacomo I, il quale si vide negati dai tre Parlamenti convocati tra il 1625 e il 1629 i mezzi per condurre la guerra contro la Spagna e al contrario fu posto di fronte a una ‘Petition of Right’ (1628) che richiamava in vigore numerose limitazioni del potere regio sulle imposizioni di tasse, sull’impossibilità di imprigionare chicchessia o spogliarlo dei propri beni o esiliarlo se non in forza d’una sentenza, sul divieto di tribunali speciali.
Dinanzi a questa serie di limitazioni del potere del re, Carlo I, dopo averle accettate, chiuse il Parlamento e per 11 anni governo con l’ausilio di un organismo di fatto, la Camera Stellata, e di ministri da lui scelti (Strafford, Laud, Weston) violando tutte le concessioni fatte al popolo, riscuotendo imposte e imponendone di nuove arbitrariamente. Il conflitto religioso che oppose Carlo I e la Chiesa presbiteriana scozzese per il tentativo da quegli fatto di imporle la struttura assai più vincolante esistente nella Chiesa anglicana provocò un aperto conflitto con la Scozia la quale rinnovò (1633) la professione di fede nazionale già fatta contro il cattolicesimo (‘Covenant’). Il sinodo generale di Glasgow, poi, abolì (1638) tutte le innovazioni introdotte da Carlo I e da suo padre Giacomo I.
Dopo un vano tentativo d’accomodamento scoppiò un aperto conflitto: battuto a Newburn-upon-Tyne (1640) e privo di fondi, il re fu costretto a convocare nuovamente il Parlamento inglese e dopo la breve sessione del quarto (il Corto Parlamento) del suo regno, fu eletto lo stesso anno il quinto (detto poi il Lungo Parlamento). La Camera dei Comuni era ormai decisa a limitare il potere regio ed elevò un ‘Bill of Attainder’ (procedimento di dubbia legalità poiché l’accusatore, a differenza di quanto avviene con l’impeachment, è al tempo stesso accusatore e giudice) prima contro il conte di Strafford che, processato e abbandonato al re, fu decapitato (1641), poi contro tutti coloro che avevano eseguito gli illegali ordini del re e dei suoi ministri (esattori di imposte, doganieri, giudici, ministri e persino i vescovi che avevano votato precedentemente in favore del re).