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Cala il sipario su Fnac Italia, al Vomero sbarca Trony

Scritto da Roberto Calise Il . Inserito in Port'Alba

2014.05.01 - Cala il sipario su Fnac Italia

Sono passati circa 300 giorni dalla riapertura di Fnac Napoli a via Luca Giordano, nel cuore del Vomero, avvenuta il 15 luglio 2013. Una riapertura accompagnata da un sospiro di sollievo per chi temeva che il quartiere dovesse subire l’ennesimo duro colpo alla sua vocazione primaria, il commercio.

Eppure, dopo solo dieci mesi, Fnac Italia scompare, per far definitivamente posto a Trony. Il passaggio di testimone, ormai ufficiale, ha una data precisa: giovedì 22 maggio. Sarà però solo un cambio d’insegne e non di proprietà aziendale. Infatti, proprio su queste pagine con un reportage in tre puntate, circa un anno fa abbiamo anticipato come il gruppo Fnac Italia fosse stato rilevato, dopo una lunga e complessa trattativa, da DPS group, holding depositaria del marchio Trony.

In questi mesi, l’impressione che la nuova proprietà aveva trasmesso era di voler puntare sul rilancio del marchio Fnac in Italia, anche attraverso un’efficace campagna pubblicitaria dallo slogan “Fnac: la tua stessa fede”. Per una catena come Trony, che ha il suo core business nell’informatica e negli elettrodomestici (il cosidetto “bianco”), puntare su Fnac (e quindi anche su prodotti culturali come libri, dischi e film) significava voler diversificare il proprio portafogli, per venire incontro a clientele più esigenti come quelle dei centri città (ricordiamo infatti che i negozi Fnac sono presenti anche nel cuore di Genova, Milano, Torino e Verona). Soprende dunque questo repentino cambio di prospettive, con la scomparsa del marchio Fnac Italia, e la trasformazione di tutti i punti vendita in veri e proprio negozi Trony.

Alla vigilia del prossimo 22 maggio, grazie a fonti interne, siamo in grado di fornire qualche anticipazione sul quadro nazionale e in particolare sullo store di Napoli, che sarà uno dei quattro superstiti. Infatti, è destinato a chiudere il negozio di Torino, a causa dell’imminente scadenza del contratto di fitto del locale. Contratto di recente scaduto, ma rinegoziato, anche a Napoli. La trattativa per i locali di via Luca Giordano ha però comportato un pesante aumento del canone, che ora sfiora i 100.000 euro mensili. Proprio tale crescita vertiginosa del fitto ha costretto l’attuale dirigenza a subaffittare ad un’altra azienda (sul cui nome vige il totale riservo) dei locali al piano terra del negozio. Si verrà così a creare uno “shop in shop”, così come già avviene in altre catene di grandi magazzini.

In un quartiere martoriato dalla chiusura di librerie e negozi di musica, la Fnac continuerà a mantenere il proprio monopolio d’offerta commerciale culturale, attraverso la vendita di libri sempre affidata in subappalto a Mondadori, e la distribuzione di film e dischi di competenza della M.T. Distribution, così come previsto dai contratti posti in essere il luglio scorso, al momento di riapertura dello store. Tuttavia, entrambi questi settori verranno ridimensionati poiché, dal prossimo settembre, comincerà la vendita del bianco, ossia degli elettrodomestici. Per far spazio a questi nuovi quanto ingombranti prodotti, nella riorganizzazione complessiva del negozio verrà sacrificato il forum con relativi tavolini del bar (che non scomparirà, seppur fornito solo del bancone), nonostante i recenti bagni di folla registrati durante la presentazione di nuovi dischi, come nel caso di Noemi e di Claudio Baglioni. Proprio questi numeri importanti stanno spingendo la direzione a cercare di ricavare uno spazio eventi, più piccolo, al piano sotterraneo, nella zona che sarà dedicata alla vendita dei libri. Tuttavia, non vi sono assicurazioni in tal senso. Quel che è certo è che sono ormai da dimenticare i pomeriggi di svago a sfogliare un testo o a prendere un caffè con un amico. Se si vorrà acquistare un libro, o cercare un buon film d’autore, si sarà costretti a dribblare lavatrici e forni a microonde.

Nel definitivo passaggio da Fnac a Trony vedere il bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno è solo una questione di prospettive. Di positivo, vi è che un importante gruppo industriale decida di continuare a puntare su un’offerta commerciale di stampo culturale, seppur ridotta. In questi mesi, il management della DPS ha difatti potuto osservare come libri, dischi e film rappresentino comunque segmenti profittevoli, soprattutto in un quartiere come il Vomero, ritrovo della medio-alta borghesia. Una categoria di clientela che probabilmente non vedrà di buon occhio l’omologazione del negozio di via Luca Giordano, che diverrà in gran parte simile ai tanti e anonimi megastore che affollano le nostre periferie. Sarà inoltre difficile puntare a recuperare la clientela, in parte già persa durante questo primo anno di cambio gestione, con il nuovo programma di fidelizzazione che prevede la conversione (gratuita) della tessera fedeltà Fnac nella carta Trony, la quale si configura come una vera e propria tessera a punti, con la possibilità di riscuotere premi ogni tot raggiunto, sullo stesso modello adottato in tanti supermercati. Un modo di fidelizzare il cliente ben diverso dalle tessere Fnac d’un tempo, che davano la possibilità di usufruire di sconti e promozioni molto vantaggiosi.

Anche dal punto di vista occupazionale il risultato di questa transizione lunga un anno è in chiaroscuro. Infatti, la nuova Fnac-Trony dovrebbe continuare a garantire l’occupazione dell’attuale forza lavoro. Tuttavia, si tratta pur sempre di 37 dei 71 dipendenti Fnac originari. I restanti 34 sono in cassa integrazione a zero ore, e nulla si sa sul loro destino, con i sindacati costretti ad accettare di salvare il personale salvabile. Aleggia nel contempo lo spettro riguardante la diminuizione degli spazi del locale nel piano superiore. Si teme infatti che la riduzione di superficie commerciale affidata a Trony si trasformi in un conseguente taglio dei dipendenti. Nel mentre, le istituzioni, Municipalità e Comune in primis, tacciono, oggi come un anno fa, quando la Fnac fu ad un passo dal chiudere definitivamente i battenti.

Con la scomparsa dello spazio eventi, e con la riduzione dell’offerta commerciale di carattere culturale, il Vomero vede, nei fatti, perdere un altro luogo d’aggregazione. Dovrà quindi cambiare l’approccio mentale della popolazione a quello che per anni è stato un punto di ritrovo, prima ancora che un semplice megastore. Allo stesso tempo, in un quartiere senza ormai concorrenti, e dove non si profilano novità rilevanti all’orizzonte (la notizia dell’apertura di Feltrinelli nei locali ex-Arcobaleno è stata categoricamente smentita), dovrà anche cambiare l’approccio commerciale del management Trony. Se da un lato in questi mesi il gruppo DPS sta operando un notevole investimento per rimodernare i locali ex-Fnac, dall’altro, a natura mutata del negozio, si dovranno assicurare prezzi più concorrenziali, per cercare di arginare l’emorragia di clienti che si è già verificata in questo primo anno di gestione Fnac-Trony. Infatti, applicare la stessa politica dei prezzi della vecchia Fnac, ma a negozio mutato, sarebbe un vero e proprio suicidio commerciale, anche considerando che nel quartiere è già presente, in franchising, un’attrezzatissima filiale Trony a poche centinaia di metri in linea d'aria meno dal punto vendita di via Luca Giordano.

Nel complesso, la vicenda Fnac Italia poteva finire molto peggio, sia dal punto di vista occupazionale che d’offerta al pubblico. Ciononostante, è importante ricordare come degli iniziali otto punti vendita della multinazionale francese, solo cinque, a personale dimezzato, siano sopravissuti. Resta la triste consapevolezza, in Italia come a Napoli, che in questi duri tempi si sia persa l’occasione di promuovere un modello di business diverso, in linea con quanto teorizzato nel 1954 dai fondatori del gruppo, gli esponenti della sinistra francese Max Théret ed André Essel. Cala dunque il sipario su un’avventura cultural-commerciale durata nel Bel Paese circa tredici anni (la prima sede Fnac Italia fu inaugurata a Milano nel 2000), e nel contempo un nuovo inizio si dipana. La prosecuzione dell’attività commerciale, seppur mutata, è certamente il miglior premio per i dipendenti ex-Fnac che hanno lottato per difendere il proprio posto di lavoro, nell’indifferenza generale di pubblico e istituzioni. Non ci resta che augurarci che quanto verrà dopo sia migliore, sotto tutti i punti di vista, rispetto a quello cui eravamo abituati. 

 

Per comprendere la complessa vicenda societaria di Fnac Italia, si rimanda all’inchiesta pubblicata su queste pagine in tre puntate: