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Che fine ha fatto il quartiere a luci rosse?

Scritto da Giuseppe Cozzolino Il . Inserito in La Bufala

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Era una calda estate di due anni fa quando Luigi De Magistris lanciò la sua proposta per risolvere il "problema" della prostituzione. Il sindaco aveva in mente un vero e proprio red light district sui modelli che possiamo incontrare in molte capitali europee. Un'idea che fece molto scalpore a suo tempo e, come ci si poteva aspettare, trovò anche molti detrattori. Tanti gli articoli, tante le polemiche, ma in sostanza un nulla di fatto, la proposta andò dimenticata col passare dei mesi.

Tra le critiche più aspre vi furono quelle del clero, con l'invettiva del cardinal Sepe, che però tentò di non soffermarsi tanto sulla questione religiosa quanto più cercò di criticare la proposta nel merito politico. Definì la soluzione di De Magistris come un tentativo di “instituire ghetti dove commercializzare carne e anime”. Tale critica è per molti versi condivisibile: partendo dall'idea che un progetto organico vero e proprio non è mai stato esposto, la proposta di De Magistris si rivelava semplicemente come la maniera di risolvere il dilagare della prostituzione lungo i marciapiedi, dunque il quartiere a luci rosse sarebbe servito solamente a canalizzare questo flusso. Ciò che è sbagliato non è dunque l'idea in sé, dotata di una grande valenza e di un grande potenziale, ma il modo e gli scopi per cui la si voleva realizzare. Il progetto non voleva essere espressione di un sano liberalismo, ma una mera soluzione "logistica" sul dove collocare (dunque ghettizzare) un'intera fastidiosa classe sociale e i suoi "commerci", tenendola così circoscritta, con una visione che più che progressista si mostrava denigrante e retrograda.

Questa vicenda è però ormai storia vecchia, e l'idea di un quartiere a luci rosse, per una metropoli dalle mille realtà come Napoli, andrebbe ripresa in maniera sana da un partito, come il PD, che si basa su ideali di libertà intesa in tutte le sue espressioni. Ciò di cui necessitiamo è un progetto serio, che abbia la capacità di assorbire in sé tutte le sfaccettature dell'erotismo, di cui la prostituzione è solo una lieve manifestazione. Un progetto di alta imprenditoria che sia in grado di riutilizzare e rivalutare edifici dismessi, di creare occupazione e di conseguenza guadagni. D'altronde, come diceva Mandeville già agli albori del 1700, i vizi privati portano pubblici benefici. Per Napoli ci vorrebbe dunque una vera e propria "città dell'amore" all'interno della città o perlomeno... un quartiere.