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Napoli città d'amore e di libertà? Se po’ ffa'

Il . Inserito in La Bufala

Napoli città damore

"Napoli è città d'amore e di libertà'" spiega il professor Bellavista ai suoi estemporanei allievi. Amore e libertà che si tengono insieme perche non esiste l'uno se non in funzione dell'altra. Ma soprattutto non esisterebbe Napoli senza amore e libertà. Perché Napoli è carnale; ma la sua carnalità va ben oltre lo spessore della materia. Questo vale altrove; nel cinema, nella letteratura.

A Napoli la carnalità è una e trina: è spirito, corpo, cuore. “E tu si rosa, preta e stelle” canta Sergio Bruni a Carmela, simbolo di quella carnalità che vive non nelle luci della metropoli ma nel crepuscolo permanente “d'o vico stritto che nun fernesce maie”. E simbolo di quel uno e trino: il cuore (la rosa) il corpo (la pietra) la stella (lo spirito, la trascendenza). Napoli si nutre d'amore e di libertà. E si nutre del suo intreccio: “amare è libertà, amare in libertà ma anche amare la propria libertà”, come sempre Bellavista/ De Crescenzo ricorda.

In questa città tollerante e antropologicamente erotica perché amante della vita, in questa città dove il potere è stato sempre sbeffeggiato con le metafore sessuali e dove la sessualità è sempre stata potere vero, perché di fatti dominante nella cultura popolare, un brav'uomo, una persona un poco confusa nelle idee, ma non cattiva, un po’ arruffone diciamo così, uno che voleva scassare  e chiamava il popolo "Guagliù''; il sindaco De Magistris, insomma... bene, o sinnaco tempo fa, cosi, "sic et simpliciter", si è presentato alla popolazione tutta con una proposta: una città dell'amore. Anzi no, a luci rosse. E lì casca l'asino. Perché, ignaro del retroterra culturale della nostra città, inconsapevole dell'importanza e del peso della sua stessa proposta, come avrebbe detto Toto', l'ha sprecata, l'ha buttata li. E il Cardinale Sepe ha replicato subito: "Guaglio' lieve mano". Presumiamo esclamazione accompagnata da una beneaugurante "a Madonna  t’acuumpagna".  E lui ha levato mano.

Se De Magistris avesse avuto un po’ più di conoscenza della storia antropologica napoletana, saprebbe che a Napoli l'inquisizione non ha potuto albergare, che i trans, da sempre per noi i femminielli, hanno avuto piena legittimità prima ancora che qualche ex governatore del Lazio li sdoganasse, che la puttana è la signora d'o vascio affianco  e che la bocca di rosa di De Andrè , poco fortunata nel paese di Sant'Ilario, da noi sarebbe stata accolta cu ‘na tazzulella e cafe'. E non avrebbe detto città a luci rosse. Avrebbe detto città o villaggio o quartiere dell'amore e della libertà. Ma innanzitutto avrebbe creato un contesto. Nulla di tutto questo. Ne è venuta fuori una cosa loffia, una pernacchia eduardiana più che una proposta. E come spesso accade, è sopravvenuto l'oblio. Ed è in quest’oblio, sedimentato però su una predisposizione naturale della città a ospitare amore; sì, a ospitare amore ed a produrlo, che si è edificata nel caldo del mese di luglio una sorta di, passatemi il termine "Officine della felicità". Un laboratorio creativo che ha iniziato, nel più provocatorio dei modi, con un dibattito sulla pornografia, un percorso di riflessione e ri-considerazione della città dell'amore, con tutto il peso ed il valore sociale  che , alla luce del nostro incipit, essa sappiamo che può esprimere.

Il tema prescelto, poi vedremo da chi, già di per se sposta il dibattito sulla linea estrema, e non per caso: "La pornosofia, ovvero il valore politico dell'erotismo". Insomma: sdoganamento del porno. E perché? Semplice: perche il Porno, per la sua intrinseca oscenità, è di per se la clava più potente per raddrizzare un dibattito senza il via vai tra ipocrisie varie, sotterfugi e giri di parole; forti solo della cultura erotica, carnale, sfacciatamente voluttuosa della nostra millenaria storia. E non è poco. Ora il lettore, tanto paziente quanto attento, avrà notato che al momento c'è un convitato di pietra in quest’articolo, che ancora non appare: manca l'attore. Se la testata  dove state leggendo non fosse già schierata, verrebbe da dire: tenetevi forte! Perche l'attore è il PD, il teatro è stato il festival dei Giovani Democratici di Napoli, e i protagonisti, i giovani del PD con una sorta di benedizione laica di un combattente libertario di sempre: Berardino Impegno. Del convegno sapete in realtà quasi tutte perche se ne è parlato ed a lungo. E se ne parlerà. M’interessa riflettere su ciò che da quell'incontro è venuto fuori. Una proposta chiara; un quartiere, o un villaggio, un luogo, una mega struttura da rivalorizzare creando, sul modello europeo, un resort avanzato dove la trasgressione nelle sue varie accezioni pur sempre legali possa convivere con spazi  per amori non trasgressivi. Dove la parola prostituzione, in un contesto di legalizzazione con norme precise e chiare, libera da ogni sfruttamento, praticata da adulte e con gli stessi standard di altre esperienze europee abbia piena cittadinanza.

Questa è la proposta, all'incirca, che i giovani del PD hanno lanciato. Sui contenuti ed anche sul luogo ci sarà tempo per discuterne. Chiarito dunque di cosa si parla, di una città dell'amore, la vera questione sia: come il campo della sinistra laica e libertaria e tutto il trasversalismo che si riconosce nella cultura della felicità, riesca o riuscirà a superare i moralismi, le chiusure, i pregiudizi, non tanto di un mondo clericale o moderato (quello lo si da scontato) ma dello stesso mondo da cui il PD proviene? Insomma la questione è politica e culturale insieme. Ma, ancora andando oltre, o forse a monte, e cercando di porci la Madre di tutte le domande: in una società come la nostra, dove la cultura occidentale è quella dominante da duemila anni a questa parte, e cioè che al piacere deve seguire la colpa, e dove i motivi, (a prescindere da ogni altra considerazione,) per essere allegri sono pochi, con quale coraggio si  rivendica il Diritto alla felicità? Ecco, al di là di quelle che saranno obiezioni, critiche, insulti e quanto altro, è su questo oltraggio laico che i "rottamatori " del corpo e del piacere muoveranno le loro asfaltatrici. Poi il dibattito "politico" come, quando, che legge, come regolamentare: insomma la prassi burocratica di ogni proposta politica nel suo farsi legge,  viene dopo ed è normale amministrazione. Ma il tema in sé, e soprattutto chi lo propone, rappresenta la vera cifra "ideologica" del dibattito.