Il referendum scozzese visto da una napoletana
Strade e finestre ricoperte da cartelli con la scritta “Yes” (che sta per “Yes Scotland”) accompagnate da volantini e manifestazioni di scozzesi accaniti per ottenere l’indipendenza. Ecco cosa stava succedendo da più di un mese ad Aberdeen, nel Nord della Scozia.
La Scozia del Nord, ed Aberdeen in primis, si fa forte delle industrie oil&gas e delle piattaforme nate dopo la scoperta di grandi pozzi petroliferi nel profondo mare del Nord. Il petrolio può senz’altro rappresentare una grande ricchezza per la Scozia ed, effettivamente, oggi rappresenta la risorsa primaria ma: quanto petrolio c’è? Se anche ce ne fosse tanto, non durerà di certo in eterno.
Il bestiame: un’altra fonte di guadagno e la Scozia ne è piena, ma riuscirà a vivere solo di questo? Queste sono le domande che io, napoletana che vive e lavora ad Aberdeen, mi pongo. Oltretutto, una altra ipotetica fonte di ricchezza, il turismo, manca (ad Aberdeen) se lo paragono a quello che invece ho riscontrato ad Edinburgo essendo piu’ grande ed essendo la capitale della Scozia.
Mi interesso in generale poco di politica e credo che sia passato troppo poco tempo per potermi schierare in una delle due parti Yes o No, nè tantomeno quindi conosco bene a quali conseguenze la Scozia potrebbe andare incontro in seguito ad un eventuale distacco dagli UK (ricordando comunque che l’indipendenza porterebbe comunque gli scozzesi a riconoscere la Regina Elisabetta come governatore), ma una cosa è certa: provengo da un paese (l’Italia) che non si batte per niente, un paese governato da persone egoiste, incentrate sui propri interessi e per niente interessati al benessere del paese e dei cittadini. Devo invece riconoscere che almeno la Scozia, dopo tante battaglie, continua a battersi per qualcosa, per la propria indipendenza!