fbpx

Il talento innato di Napoli

Scritto da Francesco Mario Cirillo Il . Inserito in Napoli IN & OUT

talento

Napoli, il Mezzogiorno e l'intero Paese sono in difficoltà. In grande e profonda difficoltà. Sia in termini economici, che intellettuali, politici e sociali. Snocciolare i dati economici del disastro sarebbe ingeneroso verso tutti coloro che, quotidianamente, provano a risollevare la testa. Ma dimenticare la situazione di difficoltà in cui versano milioni di persone significherebbe rinunciare, a priori, ad ogni possibilità di cura e di rimedio. L'unico modo utile per risolvere un problema, dunque, è analizzare i dati a disposizione e poi ipotizzare quale possa essere la risposta adeguata da dare.

Il clientelismo spinto, l'assenza di eque opportunità per coloro che hanno da offrire solo la propria professionalità – per modo di dire, s'intende –, e il proprio bagaglio di esperienze, la burocrazia monolitica ed elefantiaca, l'ostracismo verso ogni nuova forma di pensiero alternativo sono, in estrema sintesi, le zavorre che imbrigliano da troppi decenni il Sud e, purtroppo, l'intero paese.

In Germania, dove chi scrive ha vissuto per molti anni, la corruzione, il malaffare, il nepotismo e la burocrazia asfissiante sono ugualmente presenti e costituiscono in alcuni casi uguali ostacoli da sormontare. Sarebbe un errore gravissimo pensare che a Berlino, Francoforte o Colonia questi fenomeni siano assenti o superati dalla celeberrima efficienza teutonica. Ma, a differenza di quanto accade nel Mezzogiorno, queste componenti distruttive dell'organizzazione sociale nazionale rappresentano sempre una parte minoritaria del pur sempre complesso puzzle tedesco. Una componente che viene combattuta, con successo o meno, dall'agire quotidiano di milioni di cittadini che provano nei modi più disparati di migliorare il complesso groviglio normativo istituzionalizzato dallo stato federale.

In Italia, invece, il rapporto è invertito. Se non si prende coscienza di ciò, se non si è consapevoli che queste zavorre vanno combattute ed eliminate a partire dall'agire del singolo cittadino, ogni discussione risulta un mero e esercizio di stile, come purtroppo avviene già da troppo tempo.

La percezione che dall'estero si ha della realtà del Sud Italia è, purtroppo, troppo spesso incentrata su tali aspetti negativi dell'organizzazione sociale meridionale. E oltre alle caratteristiche sopra citate, certamente banalizzate per la necessaria brevità d'esposizione, una delle peculiarità in negativo del pensiero partenopeo è legato alla scarsa – per non dire totalmente assente –, capacità di programmare gli interventi da compiere sia in termini organizzativi della vita collettiva, come l'edilizia o l'arredo urbano, sia in termini d'indirizzo politico.

La scusa, perché di questo si tratta, delle emergenze, dell'assenza di tempo, fondi o mezzi è un atto di benevola indulgenza che porta solo all'auto assoluzione dai propri errori. Invece il paradigma teutonico – che a volte ne rappresenta anche il grande limite in termini culturali– è proprio il programmare qualsiasi aspetto della vita civica per dare stabilità, coerenza e solidità al piano di sviluppo, qualunque esso sia.

L'impressione più comune in Germania, così come in altre realtà del Nord Europa, è che in Italia e nel Sud del paese regni un governo schizofrenico incapace di governare la cosa pubblica.

Noi cittadini del Sud invece, dovremmo prendere in considerazione tale attitudine nordica mettendola al servizio del complicato contesto socio-economico meridionale e sfruttando al contempo quelle caratteristiche culturali e sociali che invece vengono invidiate e prese a riferimento.

Le capacità naturali dei cittadini del Mezzogiorno, capacità acquisite dai suoi abitanti nel corso di processi formativi, culturali e sociali millenari, rappresentano invece il punto di partenza riconosciuto e positivo da cui mettere in moto l'ansimante motore della Storia del Sud Italia. La nota capacità dei cittadini meridionale di saper risolvere problemi di complicata soluzione con pochissimi strumenti a propria disposizione, in tempi estremamente rapidi e con successo rappresenta indubbiamente il patrimonio pratico più evidente del Sud.

Se è vero che fin troppo spesso la realtà meridionale è sottovalutata, sottostimata e deprezzata sia dai partner europei, che guardano al Sud con un onnipresente “occhio di superiorità”, sia dal resto d'Italia che tende ugualmente e di sovente a ridicolizzare ciò che avviene a Sud della Capitale (che nella pratica non si differenzia troppo dal resto del Paese in difetti, problematiche ed emergenze), è altrettanto vero che la propensione naturale al cosiddetto probelm solving è invidiata e rispettata in molte realtà straniere.

La rapidità di pensiero, la capacità di saper scavalcare gli ostacoli, l'attitudine ad aggirare le questioni meno importanti centrando il cuore del problema al fine di raggiungere con successo l'obiettivo prefissato, rappresenta uno dei principali biglietti da visita del Mezzogiorno dentro e fuori dai confini nazionali. Pensando all'esperienza tedesca, la prima.

Senza dubbio è da questo talento innato che si deve partire per pensare a come migliorare la claudicante e spesso necrotica situazione partenopea. Ma guai a pensare che tale talento, errore come detto fin troppo presente nel modus operandi meridionale, sia condizione unica e sufficiente a risolvere le problematiche in oggetto. L'essere vittima dei pregiudizi altrui non deve condurre ad eccessi di presunzione o di sicurezza legati alla scaltrezza “naturale”. Al contrario la fama comunque positiva di cui godono Napoli e il Mezzogiorno deve essere sfruttata per accrescere il livello di competitività e di affidabilità di cui la cultura meridionale è portatrice naturale e che viene riconosciuta, seppur in forma embrionale, a livello internazionale.