L'ultima follia del fisco: anche i vecchietti dovranno pagare online
Inizialmente non avevo compreso del tutto la disperazione della mia anziana vicina di casa, che mi aveva scampanellato alla porta con l’intensità di Rachmaninov durante l’esecuzione di una Rapsodia in Do minore. Era affranta: «Dottò, ma come faccio a pagare, non tengo manco il computer?». Le avevo sorriso, bonariamente. Ma la questione è seria, vera. L’ultima follia del fisco italiano è nascosta in una circolare che riguarda le modalità di pagamento tramite l’F24, che non sono gli aerei militari per i quali l’Italia spende miliardi di euro e nemmeno un noto gruppo pop destinato a rinverdire i fasti dell’Equipe 84. L’F24 è un modulo con cui si paga praticamente tutto: Tasi, Imu, Irpef, Ires, addizionali, sanzioni, interessi, Inps, ritenute d’acconto e chi più ne ha più ne paghi.
Lasciamo per un attimo da parte quanto si paga e il peso della pressione fiscale. Facciamo finta di esserci rassegnati a pagare perché è giusto, perché si deve, perché “E’ bello pagare le tasse”, diceva qualche governo fa la buonanima di Tommaso Padoa Schioppa, ministro dell’economia con Romano Prodi. Cosa ci illudiamo di fare, di andare in banca con il modulo opportunamente compilato dal commercialista e pagare? Dipende, non tutti hanno questa possibilità, dall’1 ottobre scorso.
In moltissimi casi la pensionata o il pensionato con un paio di casette di proprietà dovrà sbarcare su internet per pagare i suoi 1.010 euro di Imu o Tasi. Perché oltre i 1.000 euro i pagamento si può effettuare soltanto ed esclusivamente online. O, peggio, rivolgendosi a un “intermediario abilitato” (in genere, Caf e commercialisti). La casistica è ben più ampia e coinvolge anche chi paga meno di 1.000 euro ma utilizza, parzialmente o totalmente un credito vantato per altre imposte. Ma non è il caso di perdersi in tecnicismi. Lasciamoli, i tecnicismi, a chi ha la partita Iva e già da tempo è obbligato al pagamento con l’home banking o per il tramite di Entratel, il portale dell’Agenzia delle Entrate. Tutti gli altri contribuenti devono preventivamente consultare la tabellina pubblicizzata un po’ ovunque per capire se possono recarsi in banca o alle poste per fare il proprio dovere di contribuenti. Sembra un’innovazione da poco, ma non lo è. Chi è obbligato al “pagamento telematico”, se non è in grado di provvedere da solo, deve rivolgersi a qualcun altro, che se non è il consulente fiscale o il centro di assistenza fiscale, può essere un parente, un amico, chiunque in grado di “smanettare” con pin, token, codici iban e quant’altro. Fatta salva la buonafede del nipotino squattrinato o del genero cinquantenne che ha perso il lavoro, fornire le proprie credenziali bancarie a una persona che non sei tu, il diretto interessato, non mi sembra una buona idea. Profetizzo: nei prossimi anni i vecchietti e gli ingenui truffati perché qualcuno gli ha fregato i soldi utilizzando i codici di accesso al conto corrente, aumenteranno vertiginosamente. Che bello pagare le tasse. Che la terra ti sia lieve, Tommaso Padoa Schioppa.