Il Noce di Benevento
Cugine strette della Janara sono altre figure popolari, come la Zucculara (sopravvivenza di un’antichissima dea pagana: Ecate). Oltre che da Janua, una diversa interessante genesi sulla storia della Janara è quella legata al mito della Dianara, seguace della dea Diana, dea cui erano riconducibili riti notturni detti “giochi di Diana”.
In alcuni centri della provincia di Avellino, oltre alla Janara e la Zucculara vi è anche la Maciara, che talvolta è soltanto un sinonimo. Risulta essere però una sorta di stregoncella più atta alle malocchiature dette “affascino”. Per estensione si dice che fa “muine”, cioè che fa la “maciara” o che fa le “maciarije”. Il mito del Noce e del raduno delle streghe beneventane attorno alle sue radici, possiamo invece trovarlo nel “Fiore”, poema allegorico attribuito a Dante Alighieri, e nella favola del “Gobbo di Peretola” di Francesco Redi. Il Noce sorgeva in un luogo imprecisato lungo le sponde del fiume Sabato. Documenti appartenenti all’antica tradizione del luogo, però, ci riportano con precisione la formula che le streghe recitavano prima del magico volo che le avrebbe condotte al Noce: -Sott’ all’acqua e sott’ ‘u viento, sott’ a ‘u Noce ‘e Beneviento-. L’Italia può vantare di essere luogo privilegiato nella storia della stregoneria, grazie al mito del Noce beneventano, meta usuale del volo magico e del sabba delle streghe. Le prime notizie riguardanti Benevento come luogo magico risalgono alle prediche di Bernardino da Siena del 1427. Vi è tuttavia, intorno a quel periodo, anche la storia di Matteuccia da Todi, accusata di essere pubblica incantatrice, fattucchiera, maliarda e strega. Ella confessò l’uccisione di numerosi bambini innocenti, oltre al fatto che, con altre streghe, si recava presso il Noce di Benevento recitando la seguente formula magica: -unguento unguento, mandame la noce de Benevento, supra acqua et supra ad vento et supra ad omne maltempo-.