L'eredità delle streghe a Napoli
Riconquistare un amore, sedurre un uomo, avere successo nel lavoro. Sogni, ambizioni, speranze. Magia. C'è un mondo che non tutti conoscono, un mondo dove la ragione e la razionalità hanno lasciato il posto all'esoterismo, all'energia del corpo e della mente, alla forza dell'anima.
C'è un posto dove esistono ancora le streghe, forse eredi di stirpi di "fattucchiere" che tramandano la loro arte verbalmente, quasi un segreto da non poter svelare a chiunque. E dove, se non a Napoli, possiamo trovarne alcune? Vere e proprie amanti di Pan, della natura, delle arti magiche. Come personaggi di fantasia che vivono tra la gente e fanno profezie, costruiscono talismani e, se nere, creano anche sortilegi e fatture a discapito dei malcapitati. Sortilegi questi che possono fare anche giovani streghe alle prime armi, ma che se fatti nei giusti modi, possono dare buoni risultati. Ma la cosa più importante è indubbiamente contrastare quelle che sono le forze negative, le fatture, la magia nera che talvolta portano anche a conseguenze gravi. Per fare ciò esistono talismani facilmente reperibili in natura, che possono aiutare: bruciare ortica essiccata in una stanza la purificherà ed allontanerà le influenze negative, mentre portare una piccola moneta di rame nel portafoglio faciliterà l'ingresso di altri soldi. Sotterrare una bottiglia contenente spille e spine nei pressi dell'ingresso di casa, terrà lontano energie negative e pensieri poco carini nei propri confronti; qualche mandorla in tasca aiuterà a ritrovare oggetti smarriti. Le streghe ancora oggi a Napoli hanno grande effetto sulla credulità popolare; raffigurate sotto forma di gatti parlanti, o di masse bianche informi, in antichità erano persone comuni che, per trasformarsi, si ungevano con un certo olio e si ponevano sotto la cappa del camino recitando la formula: "portami sopra acqua e sotto vento, portami dalla noce tagliavento". Il traffico delle streghe avveniva solitamente nel venerdì notte; per vederle occorreva trovarsi ad un trivio o quadrivio con una forca di legno di fico, poggiata sotto la gola. In questo caso era anche possibile ascoltare i colloqui fra streghe. Questi strani personaggi erano abilissimi nel salire su querce o noci per spargere i loro lugubri sghignazzi che raggelavano il sangue, utili spesso ad intimorire i bambini.