Il mai nato Welfare State a Napoli
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All'interno di una società vi possono essere delle fratture e delle diversità che fanno nascere interessi divergenti, i quali naturalmente influenzano l'attività amministrativa. È da qui che nascono le politiche sociali. In uno stato moderno come il nostro domina (o meglio dominava) il welfare state. La scuola del buon governo occidentale era improntata a garantire l'uguaglianza sociale.
Ma ovviamente, come tutte le buone politiche, quelle sociali sono le più difficili da attuare e... pensare. È difficile immaginare una politica che possa effettivamente ricostruire le fratture sociali. È tuttavia impensabile e surreale non predisporre un piano sociale che sia, seppur utopico, quantomeno concreto e volto a ristrutturare le faglie del sistema sociale della comunità.
Napoli è una città ricca di fratture sociali e problemi: abusivismo, micro-criminalità, criminalità organizzata, emergenze periodiche, malaffare, scarso senso civico, ecc.
I problemi evidenziati sono figli di altrettanta ricchezza storico-culturale, logistico e infrastrutturale: non potrebbero esserci problemi senza insite soluzioni.
È impossibile pensare di risolvere tutto e subito, tuttavia la scarsa attenzione che l'amministrazione dedica ai problemi sociali dovrebbe aprire a momenti di riflessione.
De Magistris in ogni apparizione pubblica puntualizza la sua distanza dal Governo: il disinteresse di questo verso la Città e la distanza di Napoli dai palazzi del potere. Il sindaco propone i suoi risultati di governo e lo fa a ragione. L'amministrazione De Magistris ha effettivamente portato qualche risultato ma ha purtroppo isolato la città: Napoli è oggi una Cattedrale in ristrutturazione nel deserto istituzionale.
Quello che si vuole lamentare, al di là dei discorsi fuorvianti, è che non c'è una reale attenzione verso le politiche sociali. Temi quali: i minori, gli anziani, le donne, gli immigrati, i diversamente abili e così via non trovano un reale riscontro nelle politiche comunali. Timidamente l'amministrazione mette in piedi iniziative non supportate da un concreto investimento economico. I fondi non ci sono e qualora si trovino vengono spesi per altro. È difficile anche auspicare ad un investimento in tal senso in quanto si verrebbe facilmente tacciati di essere sensibili verso problematiche sorvolabili: ciò ha portato negli anni non solo a Napoli ma in tutta Italia a fare delle politiche sociali, attività meramente poggiata sulla solidarietà dei volontari.
Risolvere i problemi sociali è cosa lasciata all'anarchia del solidarismo. La complessità del sistema Napoli porta al fermarsi alle simboliche parole: lo stesso Assessore Roberta Gaeta auspica al realizzarsi di "percorsi concreti che agiscano sulle relazioni, sull'ascolto, sulla realtà delle persone". Rincuorante, si percepisce quantomeno l'esistenza del problema.
È alquanto allucinante pensare che in una delle più grandi città d'Italia ci si fermi alle concettualizzazioni. Le politiche sociali a Napoli (come in gran parte d'Italia) si limitano alle premiazioni, agli slogan, all'evidenziazione dell'esistenza del problema.
Questo medesimo articolo sottolinea, unicamente e semplicemente, l'esistenza di un argomento mai veramente contestualizzato.
Intanto il degrado regna incontrastato: è di pochi giorni fa la notizia di un immigrato che nudo si aggirava nei pressi di Piazza Garibaldi. L'uomo è stato fermato dagli agenti che gli hanno solidalmente comprato degli indumenti.
Lo stato del benessere si poggia oggi sulla solidarietà: i barboni si aiutano facendo l'elemosina; gli anziani aiutandoli ad attraversare o portandogli la spesa; i disabili li si aiuta mettendoli davanti alle barriere architettoniche, in modo da non fargli dimenticare lo stato di minorazione; gli immigrati li si integra con le battute, l'indifferenza e "l'accoglienza". Queste alcune delle ultime politiche sociali attente ai principi costituzionali appartenenti al nucleo duro del nostro Testo.
I nostri politici, nella quasi interezza, lamentano l'attentato che è in atto verso la nostra parte II della Costituzione (verrebbe da chiedersi chi l'abbia votata dato che tutti si mostrano oggi avversi) dimenticando di commettere ogni giorno vilipendio della parte I.
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