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Prevenzione e sicurezza: le nostre case sono davvero così solide?

Scritto da Fabio Lauri Il . Inserito in Napoli IN & OUT

piano ricostruzione

Il Governo ha da poco approvato il piano di ricostruzione degli edifici pubblici e privati distrutti dal terremoto di Amatrice lo scorso Agosto. Terremoto che ha causato ingenti danni a strutture e che è costato caro a molti abitanti della zona.

Il provvedimento stanzia nell’immediato 300 milioni di euro per la ricostruzione di edifici “funzionali , ossia ospedali e scuole”, e altri 3,5 miliardi di euro, ripartiti per il rifacimento di strutture private e pubbliche. Il premier Renzi, tramite twitter, ha annunciato che la priorità della ricostruzione di Amatrice era una “promessa, e la stiamo mantenendo tutti assieme”. Sulla ricostruzione vigilerà un ente anti corruzione, affinché le opere realizzate siano costruite ad opera d’arte e senza alcun tipo di sprechi.

Come sempre, nel nostro paese è più importante una forte e disinteressata speculazione su appalti e costruzioni immobiliari tali da permettere a imprenditori compiacenti la costruzione di edifici non a norma dove, nella maggior parte dei casi, non è stata attuata alcun tipo di norma antisismica. Questi 3,5 miliardi potevano essere non spesi per la ricostruzione di una piccola parte del centro Italia, ma utilizzati in maniera più efficiente come finanziamento per la messa in sicurezza di tanti edifici su tutto il suolo statale. Basti pensare che, stando agli ultimi censimenti effettuati, a Napoli 9 edifici su 10 non rispettano a pieno le norme antisismiche. E non è tutto: nella peggiore delle ipotesi, questi immobili non rispettano nemmeno degli standard minimi di accessibilità. Non dimentichiamo cosa è accaduto negli scorsi anni: dalla morte del giovane ragazzo a Via Toledo, causa caduta di un cornicione della galleria, al crollo di un’intera aula della facoltà di Veterinaria.

Sono quindi 9 su 10 gli edifici che non sono a norma: e questo dato lo ricaviamo da varie analisi:: il 25% degli edifici è stato costruito prima del 1919 e il 12%, è stato costruito dopo il 1982. L’ultima revisione delle norme antisismiche risale al 2012. Il 90 per cento degli edifici adibiti a uso abitazione è a rischio costante di crollo in caso di sisma, e il cento per cento dei palazzi napoletani sono privi della cosiddetta “carta di identità” dove si dovrebbero scrivere i dati delle revisioni e delle ristrutturazioni effettuate.

Come sempre il peggior nemico dei napoletani è l’informazione e la non curanza di ciò che ci appartiene: viviamo in un paese con il più alto rischio sismico, e non solo, di tutta Europa. Dovremmo essere quindi i più tutelati e all’avanguardia per tecnologie e infrastrutture atte a prevenire eventi dannosi, ma ci “affidiamo” ad edifici del primo 1900. Sarà forse arrivato il momento di dare una carta di identità ai nostri immobili? Sarà forse il caso di iniziare una campagna di sensibilizzazione per smuovere la coscienza cittadina? Quando interverrà il Comune, dando risposte a questi nostri perché? La colpa di sicuro non è solo “amministrativa”, ma senza alcun dubbio l’inerzia dei proprietari gioca il suo ruolo in questa forte problematica.

 

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